“Un amministratore straordinario di beni sequestrati e confiscati alla mafia non può restare in carica dieci, quindici o venti anni anni di seguito percependo anno per anno i relativi compensi. Non é normale”, il tema dei beni confiscati alla mafia viene sviluppato dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, in occasione del forum della legalità promosso a Palermo da Unioncamere. Il sindaco ha sottolineato da parte degli amministratori la presenza di “resistenze in materia di amministrazione dei beni”.
Sulla gestione del prefetto Caruso che ha presieduto l’agenzia nazionale dei beni confiscati, Orlando ha ricordato: “Caruso é riuscito solo in parte a realizzare ciò che é fondamentale: l’assegnazione dei patrimoni immobiliari ai comuni per fini sociali, separando la confisca della quota sociale dal bene immobile”. Il sindaco ha poi annunciato l’istituzione a Palermo di un “festival dei beni sottratti alla mafia, che si terrà dall’8 al 12 novembre in collaborazione con l’amministrazione comunale di Milano”.
L’antimafia è un tema sempre attivo ma la gestione delle commissioni non è piaciuta al penalista Giovanni Fiandaca, direttore del dipartimento Dems di Palermo:”L’aver creato due commissioni che hanno lavorato sugli stessi temi in materia antimafia, l’una quasi a insaputa dell’altra, non é stato un segno di grande coordinamento. Anche se ciò potrebbe costituire la riprova del fatto che si avverte l’esigenza di introdurre interventi correttivi in materia antimafia, mi auguro non accada più con il governo Renzi”, ha poi detto in tono meno severo.
“Aver creato due commissioni – ha aggiunto Fiandaca – una ministeriale di riforma, nominata dall’ex ministro Cancellieri e incaricata di fare interventi integrativi e correttivi in materia antimafia e operativa fino allo scorso novembre, e una creata dalla presidenza del Consiglio con Letta e affidata al coordinamento di Roberto Garofoli, ora Sottosegretario all’Economia, non é stato un segno di regia unitarie”.
“Per le aziende inquinate solo parzialmente dalla mafia sarebbe auspicabile la creazione di un nuovo istituto di controllo giudiziario”, è una delle proposte di Fiandaca. Il nuovo istituto si dovrebbe “adottare temporaneamente in un’ottica terapeutica di prevenzione che non prevederebbe lo spossessamento della gestione dell’azienda ma solo la nomina di un commissario giudiziario che, in un arco di tempo da uno a tre anni, suggerirebbe regole di condotta con norme di vigilanza prescrittiva nei confronti dell’azienda, controllandone il funzionamento”.
Nel corso del suo intervento Fiandaca ha anche appoggiato l’esigenza avanzata dalla camera di Commercio di Palermo per voce del suo presidente Helg, di integrare all’attività di un amministratore giudiziario quella di un manager per risanare le aziende sottratte alla mafia, che abbia competenze economiche oltre che giuridiche e contabili, una figura da introdurre “anche con un riconoscimento normativo esplicito”. Tra le criticità sottolineate da Fiandaca é emerso anche un problema tra i magistrati al lavoro su reati di autoriciclaggio di “formazione tecnico professionale più adeguata sui temi finanziari”. Infine, nell’applicazione del reato 416 bis Fiandaca ha auspicato “ritocchi e integrazioni per risolvere problemi interpretativi di applicazioni relativi a nuove organizzazioni criminali della Ndrangheta trasferitisi al Nord e a organizzazioni straniere”.