Veronica De Simone, la giovane cantate italiana, ha da poco calcato il palco dell’Ariston, nella categoria “Giovani proposte”, e ha partecipato alla prima edizione di “The voice”, nel team di Raffaella Carrà. Oggi, a poche settimane dall’uscita del suo primo album, “Ti presento Maverick”, si racconta in un’intervista.
Non possiamo iniziare quest’intervista senza parlare dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, che ti ha visto protagonista nella categoria “Giovani”. Che esperienza è stata? Cosa significa, per una ragazza di soli 24 anni, partecipare al Festival di Sanremo?
Cantare sul palco dell’Ariston è stata un’esperienza molto forte, che mi ha fatto capire molte cose del mondo della musica. Per una ragazza di 24 anni non so cosa significhi, ma per chi come me ne ha viste tante nella vita, anche a soli 24 anni la semplice notizia di salire su quel palco è già stata una grande conquista, per il semplice fatto che ci sono arrivata grazie ai grandi sforzi che ho fatto per inseguire questo sogno, senza mai mollare o scendere a compromessi e alla fiducia delle persone che, ascoltandomi cantare, mi hanno sostenuta tutt’ora! Per me è stata una vera vittoria.
Quest’ultimo anno, inoltre, è stato particolarmente intenso per te: oltre alla partecipazione al sessantaquattresimo Festival di Sanremo e all’incisione del tuo disco d’esordio, “Ti presento Maverick”, hai partecipato a “The Voice”. Che ricordi hai di quell’esperienza?
“Sono solo attimi”! Ricordo che il mio vocal coach Stefano Magnanensi, che mi allenava insieme alla mitica Raffaella Carrà, mi diceva sempre che mi avrebbe aiutato a farmi una foto a casa, nella mia cameretta, e a portarla dietro con me. Diceva che mi avrebbe fatto ricordare, ogni volta, che da un momento all’altro potevo ritornare lì, alla vita normale,facendomi capire che per inseguire grandi sogni serve un’altrettanta dose di coraggio e forza. Non si deve mai scordare da dove si viene e The Voice, se pur passato, è un passato assolutamente indelebile che mi ha rafforzato tanto.
Oggi, capita sempre più spesso che vi siano dibattiti tra i sostenitori e i detrattori dei talent. Tu hai provato altre strade prima di “The voice”? Cosa pensi degli altri talent show attualmente in onda in Italia?
Non sono né una sostenitrice né una detrattrice dei talent, ma piuttosto sostengo il talento vero e la voglia sincera di inseguire la propria vocazione, e si tratta solo di spazi dove poter sperimentare un sogno. Io cercavo il mio spazio e volevo vedere se veramente potevo fare questo nella vita. La risposta è stata un grande “si” da parte di moltissime persone che hanno convinto me a non mollare. La differenza non la fanno i talent, oggi come oggi, ma la capacità di rimanere se stessi e saldi nelle proprie decisioni a prescindere dai contesti e questo tipo di atteggiamento mi ha portato fin dove sono adesso, non cambiando una virgola di me o della mia voglia di cantare.
Lo scorso 20 Febbraio è uscito “Ti presento Maverick”, il tuo primo album, che contiene il brano “Nuvole che passano”. Un disco importante, che vanta firme prestigiose (Romitelli, Agliardi, Fabi) e che contiene anche tre brani scritti da te. Ce lo racconti?
Arrivare a incidere il primo album è una grande conquista per me e penso per ogni cantante emergente,finalmente ho più di qualche minuto per dire ciò che penso! Ci sono nove brani di cui tre scritti da me ( “Tutto l’amore che ho” “Mondomio” e la versione originale di “Nati Liberi). Sono molto soddisfatta dei miei brani perché sto scoprendo che non piacciono solo a me ma sono apprezzati da moltissimi Poi c’è stato Niccolò Agliardi che ha scritto “A ridere di tutto” e che è stata scelta per fare da sfondo a una puntata della serie “Braccialetti rossi”. Autori come Fabio Civello di cui ho potuto scrivere il testo di “La strada”, Romitelli e Munda hanno saputo raccontarmi alla perfezione con le loro composizioni, cogliendo in pieno ciò che volevo comunicare con le loro inconfondibili firme. È un album pieno di sapori e stati d’animo differenti ma soprattutto uno zaino di consigli preziosi che la vita mi ha insegnato e che vorrei condividere con tutti in questo viaggio.
In “Tutto l’amore che ho”, con piglio romantico e malinconico, scrivi e canti “Sanguinando sui ricordi, per sentirli di nuovo addosso, credevo di non trovare mai nel mondo il mio vero posto”. Quant’è faticoso mettersi a nudo, in un brano? Come descriveresti l’esperienza di scrittura di una canzone?
Non decidi quando scrivere una canzone… È un momento inaspettato in cui i tuoi pensieri si riordinano, il tuo sentire pure e sbam! Nasce la canzone che sintetizza tutto ciò che stai provando in una certa situazione della tua vita… Quindi è un istante molto liberatorio perché dai vita e un nome alle tue emozioni, ai tuoi pensieri a ciò che è invisibile la tua anima !!! Ovviamente poi, dopo la prima stesura c’è tutto un lavoro per raggiungere proprio il suono di ciò che mi gira in testa. Non me la sento di spiegarti la canzone ma posso dirti che “Tutto l’amore che ho” è il brano più autobiografico del disco anche nello stile soul che mi ha totalmente folgorato da quando sono bambina. Aspetto pareri!
C’è stato un momento in cui hai capito che avresti fatto, della musica, il tuo mestiere?
Ogni giorno che passavo a guadagnarmi da vivere e una cultura facendo mille mestieri sono stati i momenti in cui il pallino della musica cresceva senza che nemmeno me ne accorgessi! Dietro il bancone del bar, appena potevo, mettevo la radio a tutto volume diventando per tutti la “cantante del bar”, oppure mi è capitato di servire ai tavoli e nelle pause andare a cantare sul palco con la band per poi rimettermi il grembiule finita la canzone. Insomma si può dire che è la musica che mi ha perseguitato ovunque! Tutto questo e molto altro mi hanno fatto crescere dentro questa “smania” che avevo, di cui non potevo più ignorare l’esistenza. Così lasciai il lavoro e mi misi a cantare nei locali della zona fino ad arrivare qui. Ormai nessuno può togliermi la convinzione che esista la possibilità alternativa alla vita che un giovane è costretto a fare, rinunciando troppo spesso alla propria vera natura!
Quali sono gli artisti, italiani o stranieri, con cui sei cresciuta e che hanno contribuito alla tua crescita personale ed artistica?
Gente come Marvin Gaye, i Nirvana, The Doors, Ray Charles, Mia Martini mi hanno cresciuta come fossero i miei genitori. Ero una bambina solitaria, ribelle e già avevo capito come funzionavano le cose nel mondo dei grandi. Non ascoltavo nessuno se non le canzoni di questi grandi artisti che erano gli unici che riuscivano a comunicare con me e che secondo me dicevano la verità in mezzo ad un mondo di bugie (tra l’altro è così che ho imparato l’inglese!).
Prima di lasciarci, ci sono già degli appuntamenti live per incontrare i tuoi fans?
Dopo l’esperienza sanremese ho avuto la prova concreta che ci sono molte persone che mi sostengono, quindi mi sto preoccupando personalmente dell’organizzazione del tour per andare a ringraziare tutti cantando per loro le mie canzoni. Scriverò sulla mia pagina Facebook e Twitter ogni notizia e finalmente presenterò Maverick a chiunque voglia conoscerlo.