I giornalisti non dovranno andare in carcere. A chiederlo è la corte di Cassazione che spiega che il reato deve essere punito certo, ma solo con una multa, così come esige dall’Italia la Corte europea dei diritti umani. La categoria dei giornalisti secondo i giudici della Cassazione deve potere svolgere liberamente il ruolo di “cani da guardia” ed inoltre, sottolineano ancora i giudici, in questo momento i giornalisti sono “Sotto attacco ingiustificato da parte dei movimenti politici”.
La Suprema Corte con la sentenza 12203 della Terza sezione penale ha ricevuto il ricorso del direttore di ‘La Voce di Romagna’ e di un giornalista della medesima testata, condannati a sei mesi di reclusione, sospesi dalla condizionale, per un articolo pubblicato l’11 marzo 2006. In questo caso nonostante la notizia riportata dal giornale romagnolo non si potesse parlare di una diffamazione grave. Sul ricorso degli imputati, la Corte di Cassazione, ha sconfessato i giudici in merito alla decisione.
“A contrastare l’applicabilità al caso di specie della pena detentiva, c’è l’orientamento della Corte Edu che esige la ricorrenza di circostanze eccezionali per l’irrogazione della più severa sanzione, sia pure sospesa in maniera condizionale – si legge nella sentenza – Altrimenti non sarebbe assicurato il ruolo di ‘cane da guardià dei giornalisti, il cui compito è comunicare informazioni su questioni di interesse generale e conseguentemente di assicurare il diritto del pubblico di riceverle”.