“Giuseppe Di Giacomo è stato ucciso a casa sua, davanti alla sua sala giochi, vicino al bar dove andava ogni mattina. È un’esecuzione eclatante. Un segnale da tenere in forte considerazione”. Così il procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci, commenta l’omicidio di Giuseppe Di Giacomo, ucciso con due colpi di pistola ieri in via Eugenio l’Emiro, nel pomeriggio, in una strada affollata di un rione popolare. Agueci coordina il pool di magistrati formato da Francesco Grassi, Sergio Demontis e Caterina Malagoli.
Il corpo di Giuseppe Di Giacomo è stato raggiunto da tre proiettili: due al torace e uno, a distanza ravvicinata, alla nuca. Questi i primi risultati dell’autopsia eseguita dal dottor Livio Milone sul corpo di Di Giacomo. Un altro colpo sarebbe andato a vuoto e avrebbe colpito la Fiat Punto posteggiata nei pressi della Smart che stava guidando Di Giacomo. Le armi utilizzate dai killer, tutti molto giovani, secondo alcune testimonianze raccolte dagli inquirenti, sono di grosso calibro: o una 38 o una 357. Le indagini sono condotte dai carabinieri che in queste ore stanno sentendo i commercianti in via Eugenio l’Emiro che erano aperti all’ora del delitto. Al momento nessuno avrebbe visto o sentito nulla.
“Dopo l’arresto di Alessandro D’Ambrogio che era il vero dominus della zona – ha spiegato – il mandamento di Porta Nuova è diventato terra di conquista. Tutti quelli che avevano un qualche legame mafioso cercano di espandersi. Anche le recenti scarcerazioni di personaggi come Nunzio Milano, Salvatore Gioeli e Tommaso Lo Presti creano fibrillazioni. Ci sono anche equilibri o conflitti che si creano in carcere e che poi vengono portati fuori. È chiaro, perché non si può escludere, che c’è il timore che si possano verificare altri episodi di questo tipo”.
Quando è stato raggiunto dai sicari (non è ancora chiaro se a bordo del motorino, forse un Honda Sh, erano in due o c’era solo il guidatore) Giuseppe Di Giacomo, fratello di Giovanni condannato all’ergastolo, ha fermato la sua Smart su cui viaggiava anche un minore e, dopo l’esplosione del primo colpo, proprio dal lato passeggero, ha tentato di fuggire a piedi, un altro colpo ha preso una Fiat Punto, mentre due proiettili hanno raggiunto la vittima: uno al fianco e l’altro in testa.
“Il bambino è miracolato – ha detto Agueci -. Di Giacomo era uscito dal negozio del barbiere, a pochi metri dall’agguato. In un momento di riassetto possono succedere questi omicidi, manifestano anche momenti di insofferenza e di volontà di controllo del territorio. Purtroppo, nonostante gli arresti, la mafia è ancora presente ed è forte. C’è una fetta di popolazione che ancora si riconosce in Cosa nostra e ha i suoi referenti nella mafia”.