Il giorno dopo l’approvazione della legge elettorale, Francesco Paolo Sisto esulta. E soprattutto ‘blinda’ il lavoro svolto dalla sua commissione, gli Affari Costituzionali della Camera e del comitato dei 9 che ha presieduto nei giorni caldi dell’esame dell’Italicum.
In una conferenza stampa a Montecitorio, Sisto, avvocato dalla parlata fluente e deputato di Forza Italia, lo dice chiaro e tondo: “Cambiare al Senato la legge elettorale in modo non condiviso e minandone la struttura portante sarebbe un omicidio costituzionale”. Per poi scegliere una battuta e chiarire la sua posizione: “Temo che il maquillage della legge – riferendosi al passaggio imminente al Senato – possa diventare un’operazione di chirurgia plastica di una riforma che è una buona riforma. Si comincia con il mento, si continua con le guance fino a diventare irriconoscibili”.
E i suoi motivi, Sisto li spiega così: “Con l’Italicum si è tolta la possibilità a pochi parlamentari di dirigere le azioni del paese”. Il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera si riferisce chiaramente alla messa all’angolo delle piccole formazioni politiche a cui la soglia di sbarramento del 4,5% non consentirà di condizionare il lavoro dei partiti più grandi anche se in coalizione. E per uscire fuori di metafora il deputato forzista spiega: “Se la legge elettorale dovesse tornare alla Camera cambiata, mi auguro solo che le modifiche siano frutto di un nuovo accordo e che non venga snaturata. Questa è una legge che premia chi vince”.
“Il Senato – afferma Sisto – ha tutta la libertà parlamentare di intervenire come meglio ritiene”, ma “se modificasse per ragioni di piazza, di pancia, non di testa, l’assetto di questa legge elettorale avremmo lavorato invano”, sarebbe “un omicidio costituzionale per ragioni di mero interesse politico”. In questo caso perciò “il coraggio di non cambiare” non è “un dato di conservazione”, ma significa “mantenere la barra dritta per dare al nostro Paese una legge elettorale chiara”.
Quanto alla parità di genere Sisto ha confermato la sua linea già espressa alle deputate Pd: “Non siamo noi a giudicare incostituzionali le riserve delle quote rosa. Lo ha fatto la consulta dichiarando che violano gli articoli 3, 49 e 51 della Carta che garantiscono l’accesso al parlamento ma non una riserva di genere. D’altronde nella legge che regola il finanziamento ai partiti si premiano quei partiti più virtuosi in tema di rappresentanza femminile. Come si fa a premiarli se si impone per legge una parità percentuale?”.
Sulla parità di genere, su cui in Senato si annunciano grandi manovre, il presidente della commissione Affari costituzionali scioglie i nodi e appare siuro: “Le cose si cambiano se c’è un accordo tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi” e se le modifiche manterranno “la struttura portante di questa legge”. In particolare Sisto mette in guardia dal rischio di intervenire sui meccanismi delle soglie.