Colpo di scena all’Ars. Il tanto atteso voto finale sul ddl di riforma delle Province potrebbe slittare: il governo infatti ha praticamente riscritto, a una passo dall’approvazione, il testo del ddl attraverso una serie di emendamenti. Durissime le reazioni delle opposizioni che hanno vissuto il gesto della Giunta come “un’imboscata” del governo.
Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, infatti, in apertura di seduta, ha comunicato l’esito della Conferenza dei capigruppo, in cui il governo ha presentato la riscrittura di 9 dei 12 articoli del ddl con una ventina di emendamenti presentati dall’assessore alle Autonomie, Patrizia Valenti. Uno di questi praticamente stravolge uno degli articoli votati in Aula e ripropone di abbassare la soglia della popolazione da 180 mila a 150 mila abitanti per la sussistenza in vita del libero consorzio, norma che durante la discussione dell’articolato era stata respinta con una vittoria delle opposizioni, portando anche il governatore Crocetta a minacciare le dimissioni.
“Nel caso in cui un comune si distacchi dalla sua provincia per andare in un altro libero consorzio – ha detto Ardizzone – la norma stabilisce che non si possa scendere comunque al di sotto dei 150 mila abitanti. Si cerca di assicurare la continuità territoriale, è, però, norma di natura politica su cui l’Ars si potrà liberamente pronunciare”.
Il presidente Ardizzone ha spiegato che gli emendamenti sono stati presentati ai sensi dell’articoli 117 del regolamento interno, secondo cui, “prima della votazione finale, la commissione, il Governo o un deputato possono richiamare l’attenzione dell’Assemblea sopra le correzioni di forma che siano opportune. L’Assemblea, sentito il proponente dell’emendamento o un altro in sua vece, delibera per alzata e seduta”. Uno stratagemma che la maggioranza ha messo in campo per sovvertire le sconfitte collezionate durante la votazione dell’articolato; un espediente che ha fatto infuriare le opposizioni per “il mancato rispetto da parte del Governo dei lavori d’Aula”.
Per Marco Falcone (Fi) “è un modo becero di stravolgere il risultato del voto in Aula. Porremo una questione procedurale perchè ben ventuno norme vengono modificate in modo sostanziale. Ci sono anche due emendamenti aggiuntivi, un fatto irrituale e mi dispiacerebbe se il presidente dell’Ars si prestasse a questa direi inusuale prassi parlamentare, sarebbe un precedente gravissimo”.
Nei corridoi di Palazzo dei Normanni si vocifera che Crocetta abbia firmato questa importante inversione di rotta per consentire la costituzione del libero consorzio con a capo Gela. Risultato a cui il governatore ha sempre tenuto, senza farne mistero.
L’Ars, alla fine, ha comunque approvato gli emendamenti ai sensi del 117 del regolamento interno che contengono aggiustamenti tecnici alle norme del ddl Province già esitati nelle sedute precedenti. Tra le più importanti novità la possibilità, da parte di un comune, di lasciare il Libero consorzio per aderire a un altro Libero consorzio o a un’area metropolitana qualora per effetto del distacco la popolazione rimanente del consorzio originario non risulti inferiore a 150 mila abitanti.