Alla fine la riforma delle Province ha visto la luce. 62 i voti a faore, 14 i contrari, due gli astenuti. Una svolta comunque epocale per la Regione siciliana e un successo per il governo guidato da Rosario Crocetta, che vede, così, realizzarsi uno dei punti cardine del proprio programma di governo.
E dire che tutta l’impalcatura fatta di accordi politici e alleanze del momento su cui il provvedimento si reggeva ha rischiato di saltare clamorosamente dopo la decisione, un po’ a sorpresa, da parte del governo, di intervenire sulla norma, figlia di settimane di Aula, con un maxi emendamento in extremis.
Il presidente dell’Assemblea regionale, Giovanni Ardizzone, lo aveva comunicato proprio in apertura di seduta: dopo la Capigruppo il governo ha riscritto nove dei dodici articoli del Ddl con ben ventuno emendamenti. Tante le novità, ma quella che più salta all’occhio è l’abbassamento della soglia minima di popolazione di un Libero consorzio da 180mila a 150mila abitanti. Consorzi che i Comuni potranno lasciare autonomamente per aderire a un altro ente simile o a una città metropolitana.
L’Ars, alla fine, ha comunque approvato gli emendamenti ai sensi del 117 del regolamento interno. Poi, nonostante le tante polemiche di quanti vedevano in queste modifiche un assist per la futura creazione del Libero consorzio di Gela, il voto finale e l’ok dell’Aula.
Entusiasta dell’esito, ovviamente, Rosario Crocetta, che esce vincitore da una estenuante braccio di ferro: “Il voto di questa sera che abolisce le Province, sostenuto da una maggioranza ampia, legittima un cambiamento che passa alla storia della Sicilia, perché si tratta di un testo di legge che modifica gli assetti istituzionali”.
Soddisfazione anche da parte di Ardizzone. “Da questa sera in Sicilia non si parlerà più di Province ma di Liberi consorzi e città metropolitane – ha dichiarato il presidente dell’Ars -. Esprimo soddisfazione per il gran lavoro fatto dal Parlamento, anche per il metodo introdotto: piu’ volte si e’ parlato di qualità delle leggi e mi premeva sottolineare che abbiamo approvato una legge chiara, leggibile e di pronta applicazione”.
“Cala finalmente il sipario sulle Province. Va a posto uno dei tasselli del programma del Movimento 5 Stelle, che dell’eliminazione dell’Ente e, soprattutto, della sua componente politica, ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia”. È quanto affermano i deputati 5stelle all’Ars, dopo l’ok dell’Aula all’abolizione delle Province, sostituite da Liberi consorzi di comuni. “L’idea dell’abolizione delle Province, come quella della riduzione dei costi della politica – aggiungono i deputati – è entrata nel Palazzo assieme a noi. Prima, qui dentro e poi in ambito nazionale, certi temi erano tabù e mai avrebbero avuto diritto di cittadinanza nelle stanze del potere, dove finora si è sempre pensato alla coltivazione estensiva del proprio orticello. Fare funzionare i nuovi enti è ora compito del governo che deve cominciare da subito a lavorare al disegno di legge che assegni loro le competenze. Non aspetti, com’è suo costume, l’ultimo minuto per mettersi al lavoro e dimostri una volta tanto di avere le idee chiare sul futuro, visto che l’andamento dei lavori ha dimostrato tutt’altro e che solo alcuni nostri importanti correttivi hanno permesso che da quest’aula non uscisse un aborto”.
I 5stelle citano il referendum confermativo per l’adesione ai Liberi consorzi e alla costituzione delle città metropolitane. Il Movimento sottolinea “come si sia concretizzato uno storico esempio di democrazia diretta”. “A decidere – concludono i deputati – sono stati i cittadini, che abbiamo chiamato ad esprimersi tramite una votazione on line. Non ci pare che la vecchia politica abbia mai fatto qualcosa del genere”.