A Sinferopoli, capitale della Crimea, è tutto pronto per la guerra: i soldati sono schierati dietro i sacchi di sabbia, nessuno di avvicina più ai passanti. La caserma della Marina ucraina aumenta le difese di protezione ma fuori continuano ad arrivare i soldati russi. Ma le scintille scattano tra i militanti filo-russi e filo-ucraini: tafferugli e scontri in Crimea mentre Putin telefona ai leader europei e annuncia di aver trovato un’intesa per risolvere la crisi. Ma non vuole fare retromarcia sul referendum sull’adesione della Crimea alla Russia.
Il voto del 16 marzo è “legittimo”: Putin chiarisce ai colleghi europei Angela Merkel e David Cameron che “i passi intrapresi dalle legittime autorità della Crimea sono basati sul diritto internazionale e mirano a proteggere i legittimi interessi della popolazione della Crimea”. Una posizione che difficilmente andrà bene alla cancelliera tedesca che continua ad affermare che il referendum “è illegale e contrario alla Costituzione ucraina”.
L’unico punto su cui i tre leader si sono trovati d’accordo sarebbe la creazione di un “gruppo di contatto” sull’Ucraina. Ma la tensione continua a salire mentre la diplomazia prova a trovare la strada giusta: secondo l’agenzia ucraina Unias i militari russi avrebbero preso il controllo del posto di guardia al confine ucraino nella Crimea occidentale. La notizia più forte però è l’arrivo dei volontari serbi nella penisola: sarebbero appena un ventina e sono arrivati a Sebastopoli per fiancheggiare i russi. Continuano i déjà vu di una crisi che spaventa sempre di più.