Liliana Serafini abita in un appartamento di Teramo, insieme a suo marito Tonino. Nel palazzo in cui vivono, non c’è l’ascensore: Liliana adorerebbe salire e scendere le scale ogni giorno, ma la sclerosi laterale amiotrofica la costringe ogni giorno a chiedere aiuto al marito e al figlio per scendere e salire quei 4 piani che ogni giorno diventano più pesanti.
La casa di via Giovanni XXIII in cui i Serafini abitano si è trasformata in una prigione per la donna malata di Sla, una persona coraggiosa e forte che non riesce a sopportare di dover usare una sorta di “sedia umana” per uscire dalla propria casa. Una situazione drammatica ed esasperante che anche il marito Tonino non può più vedere la moglie attraversare giorno dopo giorno questa piccola odissea.
Nel palazzo dove abitano i Serafino, Liliana non è l’unica persona con un’invalidità (la sua è del 100%): due altre persone hanno bisogno di assistenza e, più di tutto, di un ascensore. La richiesta è stata protocollata a marzo del 2013: la Costituzione tutela le persone malate con un diritto garantito dalle tasse pagate. Lo stabile in cui la donna malata di Sla viva è dell’Ater, l’Azienda territoriale edilizia residenziale che da un anno promette l’inizio dei lavori. Le rassicurazioni dell’amministratore delegato della società Marco Pierangeli e del sindaco di Teramo Maurizio Brucchi però non hanno portato a nulla di concreto e Liliana e la sua famiglia accusano la politica regionale di aver risposto al loro appello con un silenzio assordante.
La disperazione e la rabbia si sono trasformati in protesta: Tonino ha deciso di iniziare uno sciopero della fame in occasione della Festa della donna. Il marito di Liliana continuerà il suo sciopero a oltranza: insieme a lui i sarà il blogger Giancarlo Falconi. “Abbiamo bisogno di rassicurazioni documentate dell’inizio dei lavori dell’ascensore”, è la condizione della famiglia e degli amici di Liliana che promettono guerra all’amministrazione.