Un concept album legato a racconti di mare e all’importanza dell’acqua per le popolazioni del Mediterraneo. Sono questi i fili conduttori di “Kuntarimari” l’ultimo concept album degli Agricantus, il gruppo palermitano di cui Tonj Acquaviva è tra i fondatori e direttore artistico.
“Kuntarimari”, pubblicato da Dischimedi e distribuito da Warner Entertainment Spagna, non è una semplice raccolta di canzoni. È un racconto che si snoda lungo dieci canzoni. Un album che ha bisogno di un ascolto attento per riuscire a percepire tutte le sue sfumature. “Kuntarimari” arriva a 12 anni dall’ultimo concept del gruppo ed è un “concept che parla della forza rigeneratrice dell’acqua – come spiega Tonj Acquaviva a Si24.it-. Il disco vede le collaborazioni di artisti internazionali, rappresentanza di popoli che hanno forti legami con l’acqua e il mare”.
Tra loro il cantante sufi tunisino Mounir Troudi, Tamar MacLeod, cantante maori, Onur Erbas, cantautore turco di Istanbul e un flautista del Nepal, Binod Katuwal. “Con Onur abbiano inciso un brano che parla dell’importanza dell’amore in senso lato – racconta Acquaviva -, con Mounir, nel brano che dà il titolo all’album, “Kuntarimari”, abbiamo affrontato una doppia lettura dell’esodo, tuttora in corso, delle popolazioni del Nord Africa verso le nostre coste. Il suo intervento nel pezzo è un’esortazione, una speranza di un futuro migliore nei loro Paesi d’origine”.
Particolare il duetto con Tamar McLeod su “Haka”. Un brano che vuole rovesciare, negli intenti di chi lo ha scritto e interpretato, il suo significato originario per compiere un passo avanti: “L’Haka è una danza fatta da soli uomini – chiarisce Acquaviva – ma ho esortato Tamar a cantare il teso scritto da Rosie Wiederkehr (la cantante storica del gruppo -ndr-) perché è giusto seguire le tradizioni, ma è altrettanto corretto cercare di superare quelle che tendono a escludere. Non dimentichiamo nche le realtà locali come Jaka, un cantante siciliano di raggamuffin’ con il quale abbiamo inciso ‘Divinità'”.
Così come la struttura del concept album richiede, anche in questo caso c’è una storia che viene raccontata dall’inizio alla fine dell’album. Le dieci canzoni diventano quindi i capitoli di questo racconto. “All’interno c’è una storia scritta da Natacha Tanzilli sul mare, filo conduttore che lega i vari Stati che si affacciano sul mediterraneo e che fondamentalmente ci accomunano. Questo è il fil rouge di tutto il lavoro”.
Grande anche il lavoro di ricerca sonora. In una commistione di tradizioni e linguaggi che arrivano da diverse parti del mondo. “Abbiamo dato grande spazio ai flauti e alle sonorità che da essi derivano. Abbiamo l’apporto di flauti del Nepal. Ho avuto modo di incontrare alcuni musicisti turchi che mi hanno spiegato tecniche e basi per portare questi nuovi suoni all’interno della nostra musica. È possibile ascoltare sonorità che arrivano da Hong Kong dove abbiamo avuto profondi scambi culturali. Snza dimenticare l’erhu, un violino cinese dal suono molto e adesso aggiunge questo nuovo capitolo alla loro discografia che ha ottenuto negli anni importanti riconoscimenti. Dal premio Tenco per “Tuareg” nel 1996 al premio Bodini 2011 per la Cultura mediterranea. Con “Kuntarimari” lo sguardo del gruppo continua ad essere puntato verso il futuro pur mantenendo le proprie radici in tradizioni ancora vive e pulsanti.