Le posizioni fra Stati Uniti e Russia sono sempre più distanti. Pochi minuti fa il ministero della Difesa ucraino ha confermato la notizia che due delle sue basi missilistiche in Crimea sono state in parte occupate dai militari russi, precisando che i missili restano sotto il controllo di Kiev.
Una delle installazioni si trova a Capo Fiolent, a Sebastopoli: un gruppo di soldati russi sono riusciti penetrare nelle basi militari, ma non hanno preso il deposito dove sono custodite le testate. L’altra base è Evpatoria, più a nord. gli occupanti sono volontari filo-russi, che non hanno accesso né alle postazioni di comando né alle sale di controllo dei lanci.
La Russia lancia un missile intercontinentale giustificandolo come un semplice test, il segretario di Stato John Kerry si trova a Kiev per sostenere il nuovo governo ucraino con investimenti e aiuti per miliardi di dollari.
Obama nei giorni scorsi aveva annunciato pesanti sanzioni contro la Russia: “Invadendo la Crimea, Putin si è messo dal lato sbagliato della storia. Non è possibile schierare impunemente soldati sul terreno in Ucraina – continua il presidente degli Stati uniti – e violare le norme internazionali e la sovranità territoriale dell’ex repubblica sovietica”. Per il momento le scelte sbagliate del presidente russo si tradurranno nello stop a ogni tipo di cooperazione militare, il Pentagono precisa: “la sospensione riguarderà le esercitazioni, gli incontri bilaterali, le visite ai porti e la pianificazione di conferenze”.
Non solo sanzioni di tipo militare, ma anche economico e commerciale: l’Ufficio per il Commercio Estero ha reso noto, infatti, che l’amministrazione di Washington ha bloccato, anche tutti i colloqui in materia di scambi e di investimenti con Mosca.
Così Putin improvvisa un valzer di dichiarazioni che sembrano allentare la tensione, ma non troppo: “Non è ancora necessario mandare le nostre truppe in Ucraina, anche se la possibilità rimane. Non abbiamo nessuna intenzione di annettere la Crimea”. Parole confermate formalmente da Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, che ha annunciato il ritiro dei militari impegnati nelle esercitazioni militari a sorpresa nelle regioni occidentali e centrali della Federazione russa: “Lo ha disposto il presidente, in quanto supremo comandante in capo, dopo essere stato informato dell’esito positivo delle manovre”.
La sostanza però non cambia, Putin ritiene anticostituzionale il cambio al governo ucraino definendolo “una presa del potere con le armi”. Sulla Crimea il presidente russo non ha dubbi: “Ci riserviamo il diritto di ricorrere a tutti i mezzi per proteggere i russi in Ucraina”. Impiegare le forze armate sarebbe quindi “legittimo”, precisando di avere già “una richiesta del presidente legittimo” Yanukovich. La provocazione finale riguarda il G8 di Sochi, che i paesi del G7 nei giorni scorsi hanno minacciato di disertare: “Siamo pronti a tenere il G8, ma se i nostri partner non vogliono venire, non vengano”. Quanto alla possibilità di sanzioni il presidente avverte: “Chi vuole introdurre le sanzioni contro la Russia deve pensare alle loro conseguenze perché i danni saranno reciproci”.
Nel frattempo John Kerry, il segretario di Stato americano, è a Kiev e ha parlato al popolo ucraino proprio da piazza Maidan, luogo da cui è partita la protesta e la rivolta che ha portato alla fuga di Yanucovich: “E’ chiaro che la Russia lavora duramente per creare un pretesto. Non è appropriato invadere un Paese, e comandare quello che stai cercando di ottenere alla fine di una canna di un fucile. Questo non è un comportamento di un Paese del G8 – continua Kerry – nel 21esimo secolo. Vi aiuteremo – ha concluso il segretario di Stato – il presidente Obama sta pianificando una maggiore assistenza”.