Parlare di Giorgio La Pira, il sindaco fiorentino in odore di santità, nella terra che gli ha dato i natali, sarebbe un assist semplicissimo anche per il meno dinamico dei politici, figuriamoci per Matteo Renzi, che del politico originario di Pozzallo è stato erede a Palazzo Vecchio e che nella sua visita siciliana a Siracusa, la prima da quando è a Palazzo Chigi, mescola fascino ad innovazione, sogni a progetti, idee a prospettive comuni.
Tutto parte proprio da La Pira che vedeva nel Mediterraneo il cuore dell’Europa, un concetto che Matteo da Firenze fa proprio e che rimarca davanti ai sindaci della provincia di Siracusa e al governatore Rosario Crocetta.
“Non è il confine, semmai è il centro” dice a Palazzo Vermexio il premier confrontandosi con i suoi ex colleghi, quei sindaci che gli presentano progetti, non tralasciando però le lunghe liste di guai burocratici con i quali si confrontano quotidianamente.
Li incoraggia e dice: “Noi abbiamo fatto i sindaci nei periodi peggiori, senza fondi e risorse. Fatevelo raccontare da Orlando e Bianco cosa era fare i sindaci negli anni ’90 e cosa è farlo adesso”.
Da Palazzo Madama agli arazzi di Palazzo Vermexio è ancora sulla burocrazia che Renzi gioca la sua partita: “Vi ho dato la mail – dice – collaboriamo, vinciamo le intermediazioni, dialoghiamo perché con la collaborazione di tutti ce la fa l’Italia, non il governo Renzi…”
Il sottosegretario Graziano Delrio prende appunti, scandendo i tempi e le istanze. In cima all’elenco, però, ci deve essere la famosa scuola, che ogni Comune ha il compito di indicare al Governo come struttura da riqualificare. ”Ci sono due miliardi per l’edilizia scolastica – dice Renzi – non sono sufficienti per tutti i Comuni, ma vanno spesi anche per dare un segnale all’edilizia che soffre tanto. Non ci saranno grandi appalti, ma se fai un appalto per 130 mila euro per riparare una scuola, l’imbianchino e il muratore lavorano”.
Renzi si impegna a sbloccare il Patto di Stabilità ‘soprattutto per i comuni del Nord’, ma ripete il suo mantra: “Noi dobbiamo rimettere a posto i luoghi dei nostri figli”.
E’ qui che il pragmatismo annunciato dal sindaco-premier si incrocia con il sogno. Quei sogni che Matteo Renzi racconta ai ragazzi della scuola Raiti citando Martin Luther King o la bellezza italiana rilevata nel film di Sorrentino o nella città di Siracusa che per Matteo da Firenze ha soprattutto le facce di quei bambini ai quali, idealemente, consegna la sua scommessa