“La mafia è ancora forte e pericolosa per la sua capacità di mutare e adeguarsi alle situazioni storiche del momento come la crisi e la globalizzazione”. Si sono conclusi i lavori della Commissione nazionale Antimafia a Palermo, dopo due giorni di audizioni di magistrati ed esponenti delle forze dell’ordine. “Il lavoro di questi giorni – ha detto il presidente Rosy Bindi – è servito a fare un’analisi dei nuovi assetti mafiosi e ad approfondire i temi dei sequestri e delle confische di beni ai mafiosi”.
La necessità di una revisione delle norme in materia di sequestri e confische di beni dei mafiosi e del loro uso è stata ribadita dal presidente della commissione che ha voluto però precisare che “nonostante i limiti che presenta l’ordinamento non si può parlare di fallimento del sistema che tanti risultati ha dato”. “La legge va cambiata – ha spiegato – ma questo è un compito che deve assumersi il Parlamento”.
Tra gli aspetti delle misure di prevenzione su cui intervenire il presidente ha citato quello del tariffario degli amministratori giudiziari. E ha aggiunto: “Bisogna creare nuovi rapporti, a partire dal credito, e qui la responsabilità delle banche è enorme”. “Voglio ribadirlo – ha proseguito – non capiamo perché tanti beni confiscati non possiamo utilizzarli perché ci sono ipoteche delle banche e, quando ci presentiamo a un istituto per chiedere un mutuo, ci rivoltano come un calzino. Mi devono spiegare perché mettono le ipoteche sui beni dei mafiosi o danno i mutui. Perché in quella circostanza non hanno fatto abbastanza indagini? Sono loro responsabili, non la comunità. I prossimi con cui interloquire saranno quelli dell’Abi – ha concluso – perché ognuno deve fare la sua parte perché se la mafia c’è vuol dire che qualcuno li aiuta”.
A proposito delle critiche rivolte dall’ex direttore dell’Agenzia dei beni confiscati, Giuseppe Caruso, alla gestione dei beni confiscati alla mafia, il presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi ha provato a smorzare i toni ma a mettere anche i puntini sulle “i”: “Abbiamo chiesto al prefetto Caruso spiegazioni sulle sue affermazioni arrivate a fine mandato. Sono affermazioni che possono delegittimare un intero sistema. Inizialmente le sue risposte non ci avevano convinti, ma ieri Caruso ha presentato un voluminoso dossier che la Commissione esaminerà nei prossimi giorni”.
“Mi fa piacere che la Commissione parlamentare antimafia concordi con me sulla necessità di modificare la normativa sulla gestione dei beni confiscati. Una necessità che ho fatto rilevare in tutte le sedi, istituzionali e non, fin da quando ho assunto, nel giugno del 2011, la guida dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati”, replica il prefetto Giuseppe Caruso, che dal primo marzo ha lasciato per raggiunti limiti d’età la direzione dell’Agenzia.
Caruso, pur sottolineando di non volere in alcun modo polemizzare, ricorda che “le modifiche da me proposte e di cui tutti sono a conoscenza sono contenute nella bozza che è agli atti del Ministero dell’Interno e di Palazzo Chigi, visto che è stata consegnata alla Commissione Garofali”. “Noto con piacere che molte delle indicazioni contenute in quella bozza – conclude Caruso – sono state condivise anche dalla Commissione antimafia. Io ho fatto delle proposte, adesso spetta al Parlamento recepirle”.
“La missione in Sicilia della Commissione nazionale antimafia è un segnale importante di attenzione su un problema ancora pesante quale è la presenza della mafia e la sua capacità di infiltrazione nell’economia e nella politica”, ha detto Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil Sicilia. Anche i sindacati sono stati ieri sera ascoltati dalla Commissione presieduta da Rosy Bindi, insieme alle associazioni di categoria. “Abbiamo sottolineato – riferisce Pagliaro – le criticità esistenti nel percorso che segue il sequestro di un’azienda alla mafia, che portano nella stragrande maggioranza dei casi al fallimento di quell’azienda e alla perdita dei posti di lavoro. Noi riteniamo che un’azienda bonificata possa essere reimmessa nel circuito dell’economia sana e dare lavoro pulito e su questo obiettivo siamo impegnati con la proposta di legge nazionale di iniziativa popolare ‘Io riattivo il lavoro'”.
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