Il governo Crocetta gioca il tutto per tutto. La riforma delle province è una delle basi programmatiche su cui si fonda l’intero impianto governativo della Regione siciliana e quella di oggi, in Aula, è una partita che, se persa, potrebbe condizionare l’intero mandato dell’ex sindaco di Gela e della sua giunta.
A Sala d’Ercole, in queste ore, si discute della riscrittura dell’ormai famoso articolo 7 del disegno di legge, quello relativo alle città metropolitane che già molti stop ha dovuto subire da parte dell’Aula. E proprio l’Aula sarà il teatro di scontro per cercare di ridare linfa vitale alla riforma.
Dopo la conferenza dei capigruppo, convocata dopo l’ennesima sospensione della seduta, si è giunti a una parvenza di accordo. La maggioranza ha trovato l’intesa su due emendamenti del Nuovo centrodestra sul ddl di riforma delle province. L’emendamento di Ncd si rifà a una legge del ’95 che parla di aree metropolitane. Previsto, infatti, che “il territorio delle città metropolitane coincida con le aree metropolitane. L’assemblea sarà formata dai sindaci e il presidente sarà uno dei sindaci dei comuni che ne fanno parte”.
“Questo ddl per la riforma delle Province soffre di una serie grave di vulnus che stiamo cercando di guarire”. Lo dicono il capogruppo, Nino D’Asero, e i deputati Ncd. Nino Germanà poi spiega che “è una correzione della norma, questa nostra, tendente a definire chiaramente il concetto di area metropolitana”. “Dunque, voglio precisare a nome di tutti i miei colleghi di gruppo – conclude D’Asero – che la nostra battaglia in aula è una sfida sulle riforme e non la prova generale di un grande accordo che non esiste, che non è nelle nostre intenzioni di forza di opposizione, comunque propositiva e responsabile”.
Scompare quindi l’emendamento di riscrittura del governo sulle città metropolitane. La conferenza dei capigruppo ha ritenuto di proseguire i lavori parlamentari con il testo e gli emendamenti all’ordine del giorno, in quanto la riscrittura, come ha spiegato il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone riaprendo la seduta, avrebbe causato problemi procedurali.
Tante le proteste che si sono levate dai banchi dell’opposizione. I parlamentari di Forza Italia e il vice presidente della Commissione Affari istituzionali, Vincenzo Figuccia, contestano il fatto che “questa norma che fa riferimento alla legge del ’95 non chiede ai comuni interessati se vogliono farne parte o meno. In questo modo la loro istituzione viene rinviata di sei mesi e così si perderanno tutti i finanziamenti. La ragione per cui abbiamo fatto le città metropolitane, quindi viene meno”.
L’attuale impostazione delle città metropolitane non piace nemmeno al Movimento Cinque Stelle. Il loro apporto, tuttavia, è fondamentale per Crocetta e i suoi, che negli ultimi giorni hanno visto sempre più assottigliarsi il numero degli amici. Poi in serata arriva l’annuncio: “Noi non siamo la stampella del governo e rivendichiamo le città metropolitane secondo quanto prevede l’articolo 7 del ddl sulle Province con gli emendamenti che ne prevedono i perimetri allargati ai comuni limitrofi”. Così il capogruppo del M5s, Francesco Cappello, intervenendo in aula nel corso della seduta parlamentare sulla riforma delle Province. “Voteremo i due emendamenti alle città metropolitane, che non sono del governo ma del Ncd e di alcuni deputati della maggioranza”, ha aggiunto Cappello.
Leggi anche
Ars, prove generali di grande accordo, riscritta la norma sulle città metropolitane