I carabinieri, al termine di lunghi interrogatori proseguiti per tutta la notte nella caserma di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza, hanno fermato per omicidio ed estorsione un giovane cittadino romeno residente a Cassano allo Ionio. Sarebbe lui, infatti, l’assassino di don Lazzaro Longobardi, il sacerdote che è stato trovato in una pozza di sangue, ieri a Sibari, nel cortile della canonica.
Il ragazzo straniero, secondo l’accusa, avrebbe commesso il delitto domenica sera, uccidendo il sacerdote con diversi colpi di spranga di ferro alla testa.
Per gli inquirenti, il romeno avrebbe colpito Don Longobardi perché non gli aveva consegnato dei soldi. Il sacerdote, infatti, era stato pressato da frequenti richieste di denaro e aveva denunciato il fatto al vescovo, al consiglio diocesano e anche ai carabinieri, ai quali aveva segnalato pure un furto all’interno della casa parrocchiale.
Il giovane fermato, giunto in Italia come lavoratore stagionale, non lavorava da tempo. Nella giornata di domenica, come riferito nel corso della conferenza stampa dagli inquirenti, aveva litigato aspramente con un connazionale, alla presenza di don Lazzaro. Il sacerdote aveva tentato di dividerli e aveva poi accompagnato al pronto soccorso di Castrovillari il giovane ferito, mentre Dudu si allontanava imprecando.
Situazione riferita da un altro straniero, sentito dai carabinieri, che ha fornito particolari su dove ritrovare la bicicletta di Dudu, che aveva il sellino macchiato di sangue malamente lavato. Gli inquirenti sospettano che il giovane fosse stato rimproverato per l’ennesimo furto di denaro, dopo che già in passato erano spariti circa 5.000 euro dalle casse della parrocchia. Don Lazzaro aveva dato un passaggio a Dudu e lui si sarebbe impossessato di venti euro, che erano nella macchina del sacerdote e costituivano le offerte dei fedeli alla messa domenicale.
La sera, secondo gli inquirenti, il giovane sarebbe tornato per chiarire la sua posizione con il prete. Ma lo avrebbe poi assalito alle spalle, brandendo una sbarra della recinzione del cortile e colpendolo almeno tre volte con violenza. Nel corso dell’aggressione si era macchiato di sangue i vestiti, ritrovati poi dai militari, che adesso sono all’esame degli specialisti del Ris di Messina, così come la presunta arma del delitto.
Il giovane non ha confessato e avrebbe anzi fornito giustificazioni non concordanti con quelle dei due romeni che avrebbero tentato di fornirgli un alibi. I militari lo descrivono come un giovane che la mattina chiede i soldi per le sigarette e la sera viene trovato con 400 euro in tasca. Una persona che, nonostante non lavori, ha vestiti e scarpe firmate.