Oltre che conoscere quale sia il loro destino dopo la morte, gli umani hanno sempre voluto conoscere quale fosse la loro ora finale. Se sulla prima domanda religioni e filosofie hanno provato a dare una risposta, sulla seconda arriva in soccorso dell’umanità un nuovo test del sangue. Infatti, i ricercatori di diversi Paesi, dall’Estonia al Mit di Boston fino ad Harvard hanno studiato più di 17mila persone e a tutte hanno fatto un prelievo di sangue e seguite per diverso tempo.
Attraverso un complicatissimo sistema, la spettometria a risonanza magnetica nucleare, è stato analizzato nello stesso momento un numero molto alto di molecole con il fine di scovarne qualcuna in grado di permettere la previsione di chi tra quelle persone che sembravano sane avrebbe perso la vita nel giro di cinque anni. A ciascuna delle molecole trovare è stato assegnato un punteggio, dalla somma di questi è risultato uno score. Quindi, tanto più è alto il valore dello score più il rischio di morire in pochi anni.
Uno dei parametri che caratterizzano quello che ormai viene definito come death test è l’albumina, i cui livelli nel sangue vengono alterati per la presenza di malattie del fegato e dei reni oppure per la cattiva alimentazione o per un’infiammazione cronica. Ma non solo. Anche il Vldl è uno dei parametri presi in considerazione, si tratta delle lipoproteine a bassa densità che sono in relazione con le malattie del cuore. Altra molecola identificata è quella Alfa1 una glicoproteina acide che aumenta i suoi livelli quando è presente un cancro. Ma questi parametri vengono modificati dalle malattie e non ne sono la loro causa.
In definitiva non sembra che si aggiunga niente di nuovo a quello che sappiamo, sembra chiaro che un malato di cancro avrà meno possibilità di sopravvivere entro i 5 anni rispetto ad una persona sana. E se si dovesse fare il controllo per scoprire la data della propria morte a poco potrebbe servire: gli accidenti, perdonateci, sono sempre dietro l’angolo.