Dopo due settimane sale a tredici il numero dei morti in Venezuela la protesta continua. Oggi anche Papa Francesco durante l’Udienza Generale ha assicurato la sua “costante e fervida preghiera per il Venezuela, in particolare per quanti hanno perso la vita negli scontri e per le loro famiglie”. “Invito tutti i credenti – ha aggiunto – ad elevare suppliche a Dio, per la materna intercessione di Nostra Signora di Coromoto, affinché il Paese ritrovi prontamente pace e concordia”.
Papa Francesco segue con particolare apprensione quanto sta accadendo in questi giorni in Venezuela e auspica “vivamente che cessino quanto prima le violenze e le ostilità e che tutto il popolo venezuelano, a partire dai responsabili politici e istituzionali, si adoperi per favorire la riconciliazione nazionale, attraverso il perdono reciproco e un dialogo sincero, rispettoso della verità e della giustizia, capace di affrontare temi concreti per il bene comune”.
Ma il governo di Nicolas Maduro continua forzando la mano con la repressione. La tattica è la stessa usata per 15 anni da Hugo Chávez, e cioè calpestare la democrazia pezzo a pezzo senza diventare un dittatore. I leader dell’opposizione denunciano torture e perfino abusi sessuali. Secondo l’ex candidato presidenziale: Henrique Capriles almeno 138 manifestanti sono stati arrestati e hanno subito violenze.
Ma la battaglia tra forze dell’ordine, gruppi armati filogovernativi e opposizione si combatte anche e soprattutto online. Internet e app oscurate A San Cristobal, capitale dello Stato di Tachira, internet funziona a singhiozzo – denuncia l’Associated Press. Numerosi utenti confermano che da 36 ore il servizio è intermittente. E’ proprio a Tachira che venerdì Maduro ha inviato aerei e paracadutisti (come denunciano le foto online). Sarebbe bloccata anche Zello, una app per smart phone che li trasforma in walkie-talkie. E’ popolare non sono in Venezuela, ma anche in Egitto e Ucraina, teatri di altrettante “primavere arabe” nate online.