Il pm Caterina Malagoli ha chiesto la condanna all’ergastolo per Samuele Caruso, il giovane di 24 anni che il 19 ottobre 2012, a Palermo, uccise la diciassettenne Carmela Petrucci, sorella della sua ex fidanzata Lucia, 18 anni, ferita gravemente nell’aggressione.
Per l’accusa, non solo l’omicidio era premeditato, ma c’è anche l’aggravante dei futili e abietti motivi. Premeditato, secondo il pm, anche il tentato omicidio di Lucia.
Caruso, reo confesso, secondo una perizia ordinata dal gup Daniela Cardamone, che sta procedendo col rito abbreviato, era “in grado di analizzare con sufficiente precisione, criticare con sostanziale obiettività, emettere risposte espressive di condotte integrate e coerenti” e soprattutto di “mettere in atto un’attività programmatica continua nel tempo e coerente con la finalità prefissata” di vendicarsi di Lucia per averlo lasciato, assassinandola nell’androne del palazzo in cui la ragazza abitava con la famiglia, in via Uditore.
La difesa ha giocato la carta dell’infermità mentale parziale depositando una perizia che dimostrerebbe che il ragazzo al momento dell’omicidio non era capace di intendere e di volere. Alle stesse conclusioni erano arrivati i primi periti nominati dal gup, ma sia la perizia depositata dal pm che una seconda analisi richiesta dal giudice sono arrivate a conclusioni opposte.
Il giudice, di fronte alle osservazioni di segno completamente opposto espresse dai consulenti del pm Caterina Malagoli e della famiglia Petrucci, rappresentata come parte civile dall’avvocato Marina Cassarà, aveva infatti ordinato a un altro psichiatra forense, Luca De Luca, napoletano, di verificare i precedenti lavori.
Carmela e Lucia, che frequentavano lo stesso liceo classico, l’Umberto I di Palermo, rientravano da scuola. La nonna, che era andata a prenderle in auto, le ha lasciate davanti alla casa. Samuele è apparso all’improvviso. Lucia, spaventata dall’ex che aveva preso a perseguitarla con telefonate e sms, ha citofonato al fratello gridandogli di aprire in fretta il portone. Ma l’assassino è stato più veloce e ha raggiunto le due vittime nell’androne del palazzo di via Uditore. Urla, grida poi il coltello tirato fuori da Samuele. Carmela è stata colpita alla gola.
“Il coltello – ha detto il pm durante la requisitoria – le è penetrato nel collo per nove centimetri. Distruggendo i muscoli e arrivando sino alla colonna vertebrale. Voleva ucciderle entrambe. Era tutto premeditato”. Il magistrato ha sottolineato il comportamento di Caruso che ha confessato solo l’evidenza, mentendo anche sul carattere di Lucia. “Agli psicologi – ha spiegato Malagoli – ha detto che Lucia era una ragazza un po’ leggera, beveva e forse si drogava. Ha avuto il coraggio di affermare che ‘la colpa era anche sua, se lo meritava’. Come può essere incapace di intendere e di volere? È chiaro che volesse vendicare l’onta subita. Era stato lasciato e adesso Lucia frequentava un altro, come aveva potuto appurare attraverso Facebook”.
La sentenza è attesa per mercoledì.