Primo consiglio dei ministri del governo Renzi| Uno scampanellio e il premier si mette al lavoro

di Elena Di Dio

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Primo consiglio dei ministri del governo Renzi| Uno scampanellio e il premier si mette al lavoro

| sabato 22 Febbraio 2014 - 14:05

Il primo consiglio dei ministri dell’era Renzi è cominciato alle 13.30 per concludersi poco più di mezz’ora dopo alle 14.10. Giro di telecamere e foto, e il primo ministro Matteo Renzi che al suono della campanella, dopo una brevissima cerimonia di consegne fra lui e l’uscente Enrico Letta – in un clima gelido  senza che i due nemmeno una volta si guardassero e rischiando pure lo scivolone del cerimoniale senza darsi la mano alla fine sollecitati dall’uscente sottosegretario alla presidenza, Patroni Griffi – impone l’uscita dei giornalisti. Il tavolo rotondo, anzi rotondissimo, della sala del consiglio dei ministri ora e all’opera. Alla sinistra di Renzi siede il sottosegretario alla presidenza, Graziano Delrio, alla destra il ministro degli Esteri, Federica Mogherini.

Ancora non è noto l’ordine del giorno anche se dal consiglio dei ministri deve venire fuori la lista dei sottosegretari e viceministri, altra partita difficile da comporre per il presidente del consiglio che ieri in un tour de force con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha avuto vita difficile.

Il capo dello Stato ha passato al setaccio i curricula di tutti i ministri proposti da Matteo Renzi e su alcuni si è intavolata una vera e propria battaglia: sulla responsabile degli Esteri, ad esempio. Napolitano non avrebbe voluto sostituire Emma Bonino che dopo lo sfogo oggi sul Corriere della Sera, terrà una conferenza stampa oggi pomeriggio a Largo di Torre Argentina. Diktat, sostengono voci di corridoio anche sul ministero della Giustizia: Renzi avrebbe voluto a tutti i costi il procuratore di Reggio Calabria, Nicola Gratteri. Ma Napolitano non ha voluto sentire ragioni sostenendo che l’indicazione di un magistrato come Guardasigilli avrebbe comportato non pochi problemi alla tenuta degli equilibri parlamentari. D’altronde l’obiettivo dichiarato del presidente della Repubblica sono le riforme istituzionali e in particolare la riforma elettorale che gli consentano di passare il testimone al successore in tempi ridotti.

D’altronde Matteo Renzi, nella conferenza stampa in cui ha sciolto la riserva accettando l’incarico di presidente del consiglio ha indicato  il suo cronoprogramma mettendo la riforma della giustizia nella casella del mese di luglio. Un accordo siglato con il cavaliere Silvio Berlusconi per garantirsi quell’appoggio in Parlamento necessario a Renzi per far navigare il suo governo in acque meno agitate di quelle a cui è stato costretto a “vivere pericolosamente”, per citare le sue parole, l’ex Enrico Letta.

E passa anche dall’accordo col cavaliere l’ipotesi di elezione del nuovo presidente della Repubblica. Una poltrona che rimarrebbe nelle ‘mani’ della sinistra: sembrerebbe infatti che Renzi e Berlusconi possano convergere sul nome di Walter Veltroni. Ma i tempi non sono certo maturi.

 

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