Non è ancora finita. I figli di Grazia Bruno non si rassegnano alla morte della donna di 68 anni di Carini (Pa). Malgrado sia stata seppellita una settimana fa, dopo una veglia del tutto straordinaria durata otto giorni, per i parenti non è morta. Così chiedono al procuratore Maurizio Scalia, con una denuncia formale, che venga riesumata perché hanno paura che possa risvegliarsi nella bara.
La donna è morta di tumore al pancreas, ma data la mancanza dei sintomi tipici della morte, per i parenti è un caso di morte apparente. Grazia Bruno non presentava rigor mortis, nessun pallore e la temperatura corporea rimaneva costante. La Procura, che ha aperto un fascicolo a carico di ignoti (il titolare è il sostituto Gaspare Spedale), ha sequestrato le cartelle cliniche della donna a cui è stato fatto anche un elettrocardiogramma, durato mezz’ora, che non ha evidenziato segni di vita. I parenti possono chiedere all’Asp di non tumulare il feretro.
Nei giorni scorsi, per superare l’opposizione dei familiari, era stata necessaria un’ordinanza del sindaco che ha ordinato di seppellire la salma. Anche al procuratore i figli hanno ribadito la loro convinzione, sostenendo che il corpo della madre non presentava alcun segno di rigor mortis né mostrava segni di decomposizione nonostante il lungo periodo trascorso dal decesso certificato dai medici. “Per noi – hanno ripetuto i figli della donna – resterà sempre il rimorso che abbiamo tumulato nostra madre ancora viva”.
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