La tregua è durata soltanto una notte: l’alba di un nuovo giorno ha portato ancora morte e sangue in Ucraina. I manifestanti antigovernativi e la polizia hanno ripreso a scontrarsi e nelle poche ore del mattino il numero di vittime è spaventoso. Il ministero della Salute ucraino ha rivisto al rialzo il bilancio provvisorio ma ufficiale delle vittime accertate degli scontri in corso a Kiev: da martedì sono state 75, di cui 47 solo oggi. I feriti sono 571 di cui 363 ricoverati in ospedale. L’opposizione, invece, ha denunciato oltre 100 morti solo oggi.
La sede del parlamento ucraino, il palazzo della Verkhova Rada, è stato evacuato per motivi di sicurezza. Gli insorti non cedono di un millimetro: la protesta partita a novembre come “europeista” si è trasformata settimana dopo settimana in una bomba ad orologeria, con una repressione sempre più violenta. La manifestazione continua a chiamarsi EuroMaidan, nata con la decisione del presidente Ianukovich di congelare un accordo di associazione con l’Ue, ma l’ex repubblica sovietica è sull’orlo di guerra civile.
In piazza a Kiev la lotta è sempre più sanguinosa: da un lato gli insorti con maschere antigas, molotov e bottiglie di vetro. Dall’altro le truppe antisommossa, che perdono terreno: 50 poliziotti sono stati fatti prigionieri e portati in un edificio occupato vicino al municipio di Kiev. Intanto le autorità invitano i cittadini a non uscire di casa: nella capitale poliziotti e insorti sparano ad altezza uomo.
La situazione precipita ora dopo ora e dall’Europa si alza la voce del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz: “Se il governo ucraino non cesserà le violenze, il prossimo passo dell’unione europee saranno le sanzioni”.
“La prima responsabilità per l’attuale situazione, e quella di fare il primo passo per consentire il dialogo, ricade direttamente sul presidente Yanukovich e sulle autorità ucraine”: è quanto si legge nelle conclusioni del Consiglio Ue dei ministri degli Esteri che oggi ha deciso di “introdurre sanzioni mirate” che colpiranno “i responsabli delle violazioni dei diritti umani, della violenza e dell’uso eccessivo della forza”.
È urgente, secondo i 28, che il governo ucraino rispetti i suoi obblighi nell’ambito delle organizzazioni internazionali dei diritti umani di cui l’Ucraina fa parte. “Ogni ulteriore escalation, compresa l’introduzione di uno stato di emergenza, o l’uso delle forze armate contro i manifestanti deve essere evitata”, si legge ancora nelle conclusioni. L’Ue fa appello da un lato al governo perchè “eserciti la massima moderazione” dall’altro ai leader dell’opposizione perchè “prendano le distanze da coloro che ricorrono all’azione radicale e alla violenza”.
Barack Obama, Angela Merkel e Vladimir Putin chiedono “un soluzione politica alla crisi ucraina”. Ne ha dato notizia la cancelleria tedesca. In precedenza la Casa Bianca aveva riferito solo di una telefonata tra il presidente americano ed il cancelliere tedesco senza citare in alcun modo il presidente russo.
La tragedia di un paese praticamente in guerra è negli alberghi di piazza Maidan, che si sono trasformati in obitori e in ospedali da campo. Secondo il Kyiv Post “I cadaveri sono dappertutto”: marciapiedi, hall e ingressi dei palazzi. L’Ucraina potrebbe dividersi in due: le regioni orientali e meridionali dove Ianukovich è forte e quelle centro-occidentali dove l’opposizione ha un consenso sempre più ampio.
All’appello dell’Ue si unisce quello della Nato: “Invitiamo il governo ucraino ad astenersi da ulteriore violenza”, poi la minaccia “Se militari interverranno contro l’opposizione, i legami con la Nato saranno seriamente danneggiati”. E in campo internazionale, lo choc arriva dritto alle Olimpiadi di Sochi dove gli atleti ucraini si sono visti negare dal Cio la richiesta di poter indossare il lutto durante le gare: inizialmente si pensava che gli atleti stessero tornando in patria, ma è stato dichiarato che rientrerà solo chi ha finito le gare.
Proprio da Mosca arriva però il monito al governo ucraino: il premier russo Medvedev ha assicurato che il paese adempirà a tutti gli accordi presi con Kiev ma le autorità ucraine non devono essere calpestate “come uno zerbino”. Per la Russia si tratta di un “palese tentativo di colpo di stato”.
La Farnesina ha convocato per la giornata di domani l’ambasciatore ucraino a Roma Yevhen Perelygin. A renderlo noto sono fonti del ministero degli Esteri spiegando che sarà ricevuto dal viceministro Marta Dassu.
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