“Oggi ho avuto il piacere di incontrare un presidente incaricato che ha esattamente la metà dei miei anni e mi sembra un buon segnale per il futuro del Paese”. Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, che certamente conosce bene il cavaliere Silvio Berlusconi “smorfia” queste dichiarazioni del leader di Forza Italia dopo l’incontro, ieri, col premier incaricato e spiega: “La metà dei miei anni, ma io valgo il doppio, deve essere il pensiero di Berlusconi”. E probabilmente il leader di FI lo pensa davvero seppure non può non riconoscere che la verve, la spregiudicatezza e la determinazione del neosegretario del Pd siano per lui le virtù indispensabili che vorrebbe individuare nel suo successore.
Renzi o Renzie come lo chiama Beppe Grillo quando non vuole insultarlo troppo, è per Berlusconi l’Alfano che avrebbe voluto avere. Colui che avrebbe portato Forza Italia nella storia delle istituzioni italiane per un quarantennio almeno, venti anni quelli del cavaliere e vent’anni quelli dell’ex, ormai, sindaco di Firenze.
E la “profonda sintonia” che li lega è anche un’assicurazione per il futuro prossimo del leader di Forza Italia che incatenando Renzi all’accordo sulle riforme costituzionali si assicura uno-barra-due anni di sopravvivenza in vita e soprattutto di lavorio incessante. Quello che lo riporterà, per interposta persona, a contendersi il ruolo di capo del governo sfidando proprio Matteo Renzi.
Un amore che non può non trasformarsi in lotta fra Silvio e Matteo. Si piacciono, si “servono” – passateci lo svarione grammaticale -, si sfidano. E soprattutto si sfideranno. Certo Matteo Renzi sta rischiando grosso. Le due ore di colloquio ieri con il capo dello Stato dimostrano che il suo governo o sarà infallibile o per lui sarà la fine politica.
Una responsabilità che forse lo stesso segretario del Pd non immaginava come, al contrario, sapeva bene che la lotta armata trasmessa in diretta fra lui e Beppe Grillo rischiava di essere un boomerang.
E nonostante la stampa oggi si intesti la convinzione che fra Renzi e Grillo abbia vinto il primo, a voler riguardare attentamente il video del confronto che confronto non è stato, il premier incaricato ne esce con le ossa rotte. A Grillo, nonostante le riuscite battute sulla prevendita degli spettacoli, non è riuscito a raccontare nemmeno un punto del suo programma beccandosi invece una serie di insulti che sono sentenze.
“Sei inaffidabile”, “Non sei credibile”. Ecco, a questo Renzi dovrà far fronte. E francamente sono suonati patetici i tentativi di usare “il dolore della gente” per convincere Grillo a fermare la sua invettiva. Una retorica degna di uno scout senza argomenti.