L’ultimo incontro, ieri, nel primo giorno delle consultazioni è stato con Angelino Alfano e con Nuovo centrodestra. Oggi Matteo Renzi è impegnato nel vertice che viene considerato dai più come il più importante: il faccia a faccia con il leader di Forza Italia, il senatore decaduto Silvio Berlusconi. Fra il segretario del Pd e il cavaliere si tratta del secondo incontro dopo quello ‘storico’ al Nazareno del 18 gennaio scorso quando sono stati fissati i termini dell’accordo per la riforma elettorale, si tratta del secondo vis a vis con le polemiche che ne seguono ogni volta.
Dall’incontro con Berlusconi non ci si aspettava altro se non la riconferma della posizione espressa da FI dopo l’incontro al Quirinale con il presidente Napolitano prima del conferimento dell’incarico esplorativo a Renzi: ovvero opposizione costruttiva e conferma degli impegni sulle riforme già fissati con Renzi quando era ‘solo’ segretario nazionale del Pd.
In tanti però sostengono che la nomina di un ministro ‘garantista’ alla Giustizia da parte del premier Renzi possa garantire all’esecutivo guidato dall’ex sindaco di Firenze un appoggio pressoché incondizionato al suo governo.
Fuori dalla consultazione, Silvio Berlusconi ripete il suo programma di sempre sottoposto all’attenzione di Matteo Renzi. Lo fa con una lunga parafrasi: “I nostri padri costituenti, temendo che potesse riformarsi il regime, divisero il potere fra le assemblee parlamentari, la Corte costituzionale e il capo dello Stato. Il presidente del consiglio ha la possibilità di esprimere solo un ruolo di rappresentanza ma in effetti può solo stendere l’ordine del giorno del consiglio dei ministri. Il Cdm non può usare lo strumento del decreto legge che altri consigli europei usano per far fronte alle esigenze della società. Io credo che sia assolutamente importante rivedere questo assetto costituzionale per dare al presidente del consiglio lo stesso ruolo delle altre democrazie occidentali”.
Quindi ha riconfermato i termini dell’accorso già siglato al Nazareno: “Avete visto che abbiamo concordato per la riforma costituzionale del Senato; c’è l’esigenza immediata e assoluta di avere una sola Camera che legiferi, possibilmente ridotta nel numero dei componenti come noi avevamo già fatto nel 2006. Poi un disgraziato referendum appoggiato dalla sinistra annullò la riforma. Anche la Corte Costituzionale va riformata. Adesso è completamente in mano alla sinistra. Un’altra delle riforme a cui noi crediamo assolutamente è l’elezione diretta del presidente della Repubblica da parte dei cittadini. Su questi temi abbiamo concordato con il presidente incaricato una strada parlamentare. Se verrà rispettato abbiamo offerto la nostra assoluta disponibilità a lavorare insieme e ad approvare in Parlamento queste riforme”. Una formula quella scelta da Berlusconi che lascia intravedere persino un voto favorevole a Renzi quando le Camere saranno chiamate a votare la fiducia al nuovo esecutivo.
Totale adesione invece dalla consultazione con il Pd, secondo appuntamento della giornata nell’agenda del premier incaricato. Il partito democratico – a parte i rilievi sui temi economici della corrente dem che fa riferimento all’ex viceministro Stefano Fassina e alle minacce di voto contrario alla fiducia da parte di Pippo Civati e di un gruppo di una decina di senatori.