A dirgli no sono stati l’ad di Luxottica, Andrea Guerra; lo scrittore Alessandro Baricco, il patron di Eataly, Oscar Farinetti, ma anche la papabile ministra dell’Economia, Lucrezia Reichlin e un altro nome venuto fuori per la casella della giustizia, Guido Calvi. Ma se per i ‘tecnici’ d’immagine la scelta di rifiutare le poltrone di ministro offerte dal premier incaricato, Matteo Renzi derivano dalla volontà di lasciare ai politici le redini del prossimo esecutivo, per i ‘politici’ i motivi sono altri.
Pare – si vocifera – che alla corte di Renzi la domanda degli interpellati sia più o meno questa: quanto dura questo governo? Un dubbio non da poco soprattutto se si considera che nelle sue dichiarazioni ufficiali da premier incaricato Renzi ha sostenuto la necessità di un “orizzonte di legislatura” per attuare le riforme. Un impegno a cui evidentemente non credono tutti temendo che dopo l’approvazione della riforma elettorale, Renzi possa decidere di smantellare il governo e di tornare alle urne per chiudere la stagione delle larghe intese ancora oggi obbligate ma a cui lui – da segretario del Pd – ha sempre ‘incastrato’ il suo predecessore Enrico Letta.
A farla, esattamente in questi termini, la domanda sarebbe stato il sindaco di Torino, Piero Fassino che è stato contattato per risolvere la grana del ministero dell’Economia. Il sottofondo della domanda riguarda anche il ruolo dell’ex ministro del Commercio con l’estero riguarda anche il suo ruolo: dopo essersi impegnato come ministro, cioè, rischia di rimanere a spasso dopo l’esperienza di un governo che in tanti considerano di transizione. Una transizione troppo breve per essere considerata spendibile.