“Il caso dei due marò italiani sarebbe dovuto essere trattato con la stessa sensibilità che l’India si sarebbe attesa se in questa tragedia fossero stati coinvolti due militari indiani” con queste parole, un autorevole esperto di sicurezza in mare ha parlato sulle colonne di The Hindu, il secondo quotidiano di lingua inglese del Paese, oltre che uno dei più autorevoli.
Il giorno dopo il ventiseiesimo rinvio del caso dei due fucilieri di marina italiani in Corte Suprema, il quotidiano indiano racconta che il ministero della Giustizia indiana pretende di processare Salvatore Girone e Massimiliano Latorre secondo il codice penale ordinario e non con il Sua Act, l’insieme di norme contro il terrorismo e la pirateria.
“Il ministero della Giustizia e quello degli Esteri – si legge su The Hindu – non concordano con la posizione della Nia, National Investigation Agency, secondo cui i marò dovrebbero essere giudicati in base al Sua Act, vogliono che siano processati ala luce delle normali norme del codice penale”. Il quotidiano in lingua inglese, da sempre molto attento alle relazioni internazionali del sub continente indiano, ricorda che quando ai due fucilieri è stato concesso di tornare in Italia e appariva difficile un loro ritorno in India, la reazione del governo impose all’ambasciatore italiano di non lasciare l’India. Questa, secondo quanto riporta il giornale indiano, “fu giudicata dalla diplomazia europea una violazione della sua immunità diplomatica”.
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