Manca poco meno di una settimana alla sessantaquattresima edizione del Festival di Sanremo. E, come ogni anno, dietro a chi ci mette la faccia, c’è chi ci mette la firma; e, pur restando dietro le quinte, diventa protagonista senza riflettori, ma certamente con grandi responsabilità.
È il caso di Elisa, che scrive per Francesco Renga; di Nina Zilli, che firma un brano per Giuliano Palma; Cristina Donà è l’autrice di uno dei pezzi di Arisa, mentre il secondo è nato dalla penna di Giuseppe Anastasi, autore dei suoi più grandi successi; Giuliano Sangiorgi, dopo aver partecipato – lo scorso anno – nelle vesti di autore per Malika Ayane, torna con una canzone per Raphael Gualazzi; Roberto Casalino, dopo la vittoria di Marco Mengoni con la sua “L’essenziale”, firma ben tre pezzi (per Giusy Ferreri, Francesco Renga e Cristiano De Andrè). Tris di brani anche per Dario Faini, autore, insieme a Casalino, sempre più apprezzato e richiesto.
Arisa – Lentamente (Il primo che passa) / Controvento
Arisa torna con due testi che sembrano una risposta meditata e matura alla malinconica “La notte”, di due anni fa. In entrambi i pezzi, racconta, con ritrovata fiducia, l’amore e la speranza di non farsi travolgere dal tormento di un sentimento, che deve imparare ad essere un bene condiviso e non più un affanno inutile (“C’è quel vuoto che non sai, che poi non dici mai, che brucia nelle vene come se il mondo è contro di te” recita il testo di “Controvento”). “Masticare la realtà nuda, certamente poi mi servirà a non aver paura” dice “Lentamente (Il primo che passa)”. Sarà il pubblico a decidere quale brano proseguirà la propria corsa alla vittoria, ma certamente, in entrambi i casi, la semplicità e la coerenza con cui viene raccontata questa rinascita, sono le carte vincenti di Arisa.
Cristiano De Andrè – Il cielo è vuoto / Invisibili
Cristiano De Andrè torna con due testi forti e affascinanti già alla sola lettura. A undici anni di distanza dall’ultima partecipazione al Festival, il cantautore genovese si racconta senza remore e filtri nell’intensa “Invisibili” (“Tu camminavi nell’inquietudine e la mia incudine era un cognome inesorabile, un deserto di incomunicabilità. Tu eri laureato in danni irreversibili, che la droga provoca al cervello, io un po’ di questo, un po’ di quello”). “Ti accorgi che il cielo è vuoto perché la nostra immaginazione ha bisogno di spazio” dice “Il cielo è vuoto”, il cui testo è di Dario Faini e Diego Mancino. Due testi, questi, a cui sembra non mancare nulla, a tratti crudi e spigolosi, ma forti e coinvolgenti: sembra di leggere due piccoli libri di storie vissute e sofferte, e quindi certamente vere.
Giusy Ferreri – Ti porto a cena con me / L’amore possiede il bene
Giusy torna a Sanremo nelle vesti di interprete, con due brani scritti da alcuni degli autori più importanti della sua carriera (Roberto Casalino, che firma entrambi i pezzi, ha già composto per lei, tra le altre, “Non ti scordar mai di me” e “Novembre”). Il testo di “Ti porto a cena con me” è certamente il più intenso e intimo tra i due (“Ho un conto aperto con il passato, che pagherò io perché il tuo futuro non sia un inganno” recita). La stessa Ferreri ha rivelato che “L’amore possiede il bene” è una canzone che sprigiona energia e grinta, il testo è certamente più semplice e immediato (“È l’amore a possedere il bene, dunque io possiedo te e tu me”). In entrambi i casi, ad impreziosire i due brani e a renderli personali, sarà certamente la capacità di Giusy di interpretare in maniera credibile i due pezzi.
Frankie Hi-Nrg Mc – Un uomo è vivo / Pedala
Questo è certamente un periodo in cui i rapper vanno per la maggiore. Che sia un fenomeno di passaggio o una realtà a cui doversi abituare, non è ancora dato saperlo. Ciò che è certo è che il panorama musicale attuale pullula di giovani che si danno, in maniera più o meno credibile, a questo genere. E Frankie Hi-Nrg, con un linguaggio affatto banale e con una matura e convincente ironia, torna al Festival con due testi che certamente mettono in evidenza le sue straordinarie doti di comunicatore. Spicca la sua capacità di essere introspettivo (“Un uomo è vivo quando respira, un uomo è vitale quando fa respirare (…) un uomo nascendo conosce l’amore, un uomo crescendo impara ad amare”), le tematiche, che riguardano la sfera personale e non le più volte citate vicende politiche o economiche del nostro Paese, e le metafore ardite e mai banali.
Raphael Gualazzi & The Bloody Beetroots – Liberi o no / Tanto ci sei
Seconda partecipazione consecutiva per Raphael Gualazzi. Dopo l’intensa “Sai (ci basta un sogno”) dello scorso anno, il cantautore di Urbino torna con una novità importante: quest’anno non sarà solo sul palco dell’Ariston, ma con lui ci sarà uno dei dj più famosi del momento, The Bloody Beetroots. I due testi non sono affatto banali, anche se i suoi brani – come lo stesso Gualazzi anticipa – sorprenderanno per le sonorità elettroniche e soul. In “Liberi o no”, la penna di Raphael è riconoscibile (“Se l’orizzonte fosse un argine, un’onda libera vorrei. La terra gira intorno e segue le sue regole, mentre io giro intorno a te”), ma lo è anche quella di Giuliano Sangiorgi, che firma “Tanto ci sei” (“Ad occhi chiusi, puoi trasformarti in tutto quello che non sono stato mai”).
Noemi – Un uomo è un albero / Bagnati dal sole
Mettiamo da parte la Noemi di “Per tutta la vita” o “Sono solo parole”. La rossa cantante romana torna al Festival con due pezzi che nulla o poco hanno a che fare con Sanremo (“Queste sono le canzoni meno sanremesi che potessi portare”, rivela). Non parla d’amore, ma di come un essere umano dovrebbe essere, delle sue velleità e del suo coraggio (“Voglio un’alba di pace e dei sogni per questa tempesta, non ha senso tenere la rabbia compressa e stivali pesanti che possano tenermi a terra (…) Un uomo ha il coraggio di guardarsi in faccia, per me un uomo è un’idea”). Noemi promette sonorità elettroniche e internazionali, non rinnega il passato ma è tornata per darsi al pubblico “senza maschere e artifici”, come lei stessa ha ammesso. Moderna e in costante evoluzione, sarà certamente un successo.
Giuliano Palma – Un bacio crudele / Così lontano
Giuliano Palma partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo. Dopo essere salito sul palco dell’Ariston come ospite di Nina Zilli, nel 2012, quest’anno propone un brano co-scritto con la cantautrice piacentina. Si tratta di “Così lontano” che, rivela, sarà un pezzo ritmato e struggente su un amore che torna a farsi vivo (“Ma adesso è tardi anche per spiegare, sarebbe come non respirare, sarebbe come rispondere a chi non sa cosa chiedere”). L’amore finisce in “Un bacio crudele” (“Il nostro è un tempo immobile, lo so. Mi lasci dormire, ti lascio sparire, si spacca l’amore”). La forza di Giuliano Palma è sempre stato il sound coinvolgente dei suoi pezzi, e anche stavolta non mancherà di affascinare l’intera platea del Festival. Ai testi, alla sola lettura, non viene resa giustizia.
Perturbazione – L’Italia vista dal bar / L’unica
Testi acuti e geniali per uno dei gruppi indie più importanti della musica italiana. I Perturbazione ci hanno abituato da sempre a pezzi intensi, in cui ogni volta spicca la capacità – tutt’altro che ordinaria – di osservare la realtà da un punto di vista inaspettato e singolare. È il caso di “L’Italia vista dal bar, il cui testo recita “E non importa se il posto non è più fisso, non è più lo stesso, ci deve essere un nesso tra la felicità e l’espresso (…) L’Italia vista dal bar è un’istantanea di noi”; se l’unica colpa di questo gruppo è quello di non essere nazionalpopolari, che questo non diventi un motivo per non riconoscerne il talento e l’originalità. I testi, senza averne ancora ascoltato l’esecuzione dal vivo, sono certamente i più interessanti e originali di quest’edizione.
Francesco Renga – A un isolato da te / Vivendo adesso
Francesco Renga torna a Sanremo, dopo due anni dall’ultima partecipazione con “La tua bellezza”, come interprete di due brani, “A un isolato da te” e “Vivendo adesso”, scritti rispettivamente da Roberto Casalino ed Elisa. Questa è certamente una novità importante per il cantautore, che si misura – come lui stesso ha raccontato – con un nuovo modo di utilizzare la sua voce. Il pezzo scritto da Elisa, una travolgente ballata, ha un testo profondo e malinconico (“A te che temi la sconfitta, ma che cerchi di salvare quel che resta, e sai che non ti volterai, non ti nasconderai dietro l’ennesima scusa, la stessa”); “Ad un isolato da te” è un percorso di crescita e di scoperta dell’amore, un invito a non averne paura (“Hai sentito dire che l’amore vive a un isolato da te, come mai non l’hai incontrato prima che commettessi il grave errore di credere che l’amore vero non esiste”). In attesa di ascoltare le due canzoni sul palco dell’Ariston e di capire come Renga sia entrato in questi due mondi che gli sono stati cuciti addosso, il giudizio alla sola lettura dei testi è positivo.
Ron – Un abbraccio unico / Sing in the rain
Uno tra i volti storici più importanti della musica italiana torna al Festival per la sesta volta, dopo quarantaquattro anni dalla prima: si tratta di Ron, che gareggia con due pezzi che, già dai testi, appaiono assai differenti per toni e intenzioni. La parola d’ordine, in entrambi i casi, è semplicità: mentre in “Un abbraccio unico” è forte la componente emotiva (“Ma quello che noi non sapremo mai spiegare è il nostro inarrestabile vagare, quel cercare quel qualcuno che diventi il senso di questo bisogno d’amore”) “Sing in the rain” è all’insegna della leggerezza, ma senza scadere nella banalità (“Tornare indietro, non lo so; anche se sto bene come sto, malinconico e un po’ comico”).
Renzo Rubino – Per sempre e poi basta / Ora
Dopo la partecipazione dello scorso anno nella categoria giovani, che non l’ha visto trionfare ma ricevere il premio della critica, torna al Festival Renzo Rubino, cantautore eclettico ed originale. Non si smentisce, quest’anno, proponendo due brani di cui è autore: in “Ora”, in un modo sicuramente non convenzionale, si domanda se sia felice, chiedendosi di fermarsi e darsi un voto (“Ora che stai pensando, fermati e datti un voto”); è un’analisi, un bilancio, con un ritmo incalzante. In “Per sempre e poi basta”, invece, con una malinconia ironica e mai ridondante, parla d’amore, di un amore alla fine (“Ti porterò con me, insieme tra sette notine. Danzeremo per sempre e poi basta”). Autoironico e schivo, potrebbe ritagliarsi uno spazio importante tra i giovani autori della nostra musica.
Antonella Ruggiero – Quando balliamo / Da lontano
Antonella Ruggiero, una delle voci più affascinanti e intense della musica italiana, torna a Sanremo per l’undicesima volta. La cantante, che ha sempre saputo conquistare il pubblico con il suo connubio imprescindibile di eleganza e ricerca, oggi propone due pezzi assai distanti tra loro: un tango e un brano melodico, rispettivamente “Quando balliamo” e “Da lontano”. Il primo, come la stessa Ruggiero spiega, è una metafora: la liberà è quanto di più importante possa esistere per stare insieme (“Passa tutto, scivola se la tua mano mi attende (…) io voglio che tu sia tra le più belle cose”); il secondo, invece, è un testo certamente più profondo, analitico e maturo: racconta di come, allontanandosi, sia più nitido il percorso fatto (“Da lontano tutto è limpido, da lontano nulla pesa più”).
Francesco Sàrcina – Nel tuo sorriso / In questa città
Francesco Sàrcina torna a Sanremo da solista e si rimette in gioco. E lo fa davvero, con due testi, di cui è autore, che ne mostrano la maturità e il desiderio di lasciarsi scoprire totalmente, senza remore. Il testo più coinvolgente ed intimo è certamente “Nel tuo sorriso”, una dedica al suo bambino, in cui si lascia andare ad una riflessione sul mondo che i genitori lasceranno ai figli (“I sentimenti sono esposti come fragili corpi, che si nutrono di piccoli sogni ed innocue ingenuità. E per questo io sono qui, con le mie mani; sarò qui a darti forza e coraggio (…) Ed il mio cuore è quello di un guerriero che difende il mondo, sì, il mondo intero, e che sarà di certo il tuo”). Diversa è la tematica di “In questa città”: si parla di una città che anestetizza i sensi e ci rende schiavi (“Codardo perché non ho tempo di rincorrerti tra le tue folle ansie, dovute alle mancanze”). I presupposti per un successo ci sono.
Riccardo Sinigallia – Una rigenerazione / Prima di andare via
Riccardo Sinigallia partecipa al Festival quattordici anni dopo la sua prima volta, ma allora era con i Tiromancino. Si tratta, dunque, di un vero e proprio debutto. Per questa (ri)partenza, propone due brani in cui la riflessione la fa da padrona. È il caso soprattutto di “Una rigenerazione”: seguendo il proprio spirito, è necessario fare le scelte più naturali per non ingannarsi (“Facciamo entrare il sole, scoprendo dentro al palmo della mano un’altra immagine del nostro cuore”). Diversa la tematica di “Prima di andare via”, brano che, come ammette lo stesso Sinigallia, ricorda canzoni del suo passato, come “La descrizione di un attimo” (“Mentre il resto, quello che è andato perso, ci sembra un’altra vita”).