Il premier Enrico Letta si è dimesso, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha avviato le consultazioni. Una parte del Pd è in agonia, un’altra parte dei Pd sta esultando sulla porta di Palazzo Chigi. Poi c’è il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano, parte integrante dell’esecutivo Letta per sostenere “un’esperienza di governo necessaria per un paese in forte crisi che ha bisogno di stabilità”. Attualmente il ruolo che gli tocca è quello di spettatore.
“Si tratta di una crisi che è nata e si è sviluppata completamente ed esclusivamente in casa del Partito democratico – dice il sottosegretario allo Sviluppo economico, la senatrice Simona Vicari. – La nostra posizione è chiara: non faremo parte di un governo politico di centrosinistra”.
Insomma, una continuazione dell’esperienza di governo delle larghe intese sarà possibile solo e soltanto se il prossimo premier, che sarà certamente il nuovo segretario del Pd Matteo Renzi, “sarà disponibile a confrontarsi sui punti programmatici più importanti”.
D’altronde, come ammette la stessa Vicari, non è secondario il fatto che in questo momento in Italia, un eventuale ritorno al voto, sarebbe condizionato dal fatto che la legge elettorale attualmente in vigore è un porcellum senza liste bloccate e senza premio di maggioranza, così come stabilito dalla Corte Costituzionale. A conti fatti, un proporzionale puro, che, nella generale frammentazione delle parti politiche, rischierebbe di condannare il Paese a una nuova fase di paralisi amministrativa e legislativa. Un’evenienza che l’Italia, evidentemente, non puó permettersi.
“Non abbiamo paura del voto – conclude Vicari – ma non vogliamo prendere ancora in giro gli elettori. Ed è per questo che il Nuovo centrodestra continua a lottare per il ritorno al voto di preferenza, per mettere fine ai Parlamenti di nominati”.