Quattordici milioni di litri d’acqua, cinquanta milioni di euro in project financing, un milione di visitatori l’anno. Sono questi alcuni dei “grandi numeri” del progetto “Oceano Mediterraneo”, presentato a Palermo, nella sede di Confindustria, che prevede la costruzione di uno dei più grandi acquari del mondo nel capoluogo siciliano.
“Un progetto mastodontico come questo – dice Alessandro Albanese, presidente per Palermo dell’Associazione degli industriali – non può però poggiare solamente sulle buone intenzioni di chi lo propone, ovvero di noi imprenditori, ma ha bisogno del massimo coinvolgimento di tutte le Istituzioni locali e nazionali”.
All’incontro, infatti hanno partecipato numerosi rappresentanti di Comune, Regione e Governo nazionale. L’Acquario infatti, prodotto dagli imprenditori privati, diventerà poi di proprietà dell’Amministrazione comunale e farà parte del patrimonio e delle attrazioni turistiche della città.
L’idea di un acquario a Palermo – “anche se parlare di acquario è riduttivo”, dice Albanese – ha origine all’interno di un Masterplan presentato da Confindustria Palermo quasi due anni fa che puntava al rilancio della città.
“Obiettivo, non secondario, della realizzazione del progetto potrebbe essere la riqualificazione della costa sud, dalla Cala alla Bandita”, ha detto l’assessore comunale alle Attività produttive, Marco Di Marco.
Ma il sito esatto in cui sarà costruito l’acquario non è ancora stato definito perché, come ha spiegato il titolare del progetto, l’architetto Ettore Piras (che ha costruito anche l’acquario di Genova), “le ricadute sono non soltanto urbanistiche ed economiche ma anche sociali”.
Un paletto molto chiaro è stato fissato dal presidente di Confindustria: “Se entro un paio d’anni non avremo colto la disponibilità delle Istituzioni, non avremo ragione di andare avanti”.
Il nome sarà “Oceano Mediterraneo“. “Ci saranno più specificità rispetto a Genova, da questo punto di vista sarà più grande – ha detto il progettista, l’architetto Piras -. Non vogliamo fare una copia di altri acquari, vogliamo che Palermo sia un occhio aperto sul Mediterraneo. I luoghi dove sorgera’ sono in fase di studio, abbiamo individuato la Cala, oppure la Bandita o anche vicino villa Igiea, in tutti questi tre posti ci sono degli spazi che si prestano al progetto”.
“La realizzazione del mega acquario a Palermo è un’importante opportunità di sviluppo che la città non può non cogliere – spiega Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo economico, nel corso dell’incontro organizzato nella sede di Confindustria Palermo – Il rilancio e lo sviluppo della città non può prescindere dal ruolo dei privati e non può più essere affidato esclusivamente al capitale pubblico – continua – Dobbiamo perciò rivalutare ed individuare soluzioni che consentano di esaltare l’utilizzo del capitale privato per realizzare investimenti che portino sviluppo ed occupazione. In questo senso guardo con grande interesse al sistema del project financing, che consente ai privati non solo di investire ma anche di gestire l’opera”.