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Amanda Knox per San Valentino: “Perugia ti voglio bene”

Amanda Knox risponde con un “Perugia ti voglio bene” al gruppo su Facebook chiamato “Perugia vi odia” creato in seguito alla pubblicazione del selfie in cui l’americana dichiara di essere innocente.

Sul suo blog è infatti apparso ieri un post:

“E’ interessante che questa settimana dedicata all’amore sia diventata la stessa settimana in cui una campagna di odio viene fatta su Facebook. Si compone di fotografie di vari individui, presumibilmente perugini , che tengono cartelli dove si legge ‘Perugia Vi Odia’ (“Perugia Hates You”) . Essi imitano una fotografia che ho pubblicato sul mio sito web e sul mio account Twitter che professa la mia innocenza e quella di Raffaele al popolo italiano, nonostante l’ultima sentenza di condanna emessa dalla Corte di Appello di Firenze il 30 gennaio.

La campagna di odio è stato subito pubblicata su Perugia Today, una pubblicazione online anche responsabile di aver coniato l’espressione ‘La Maledizione Amanda’ (“The Amanda Curse”) in una serie di suoi articoli, un termine che si riferisce alla cattiva pubblicità che Perugia ha ricevuto a causa dello scandalo derivato dal caso dell’omicidio di Meredith Kercher, pubblicità che il giornale attribuisce direttamente a me. L’articolo sosteneva la campagna di odio, sperava forse che il loro messaggio avrebbe potuto raggiungermi e indurre una risposta.

Di solito non rispondo ai messaggi di odio e piuttosto faccio parlar loro da soli. Questa non è la prima volta, né sarà l’ultima volta che ho ricevuto messaggi di odio da gente fieramente irrazionale. Orgogliosi, perché il loro sentimento è automaticamente sulle difensive contro le critiche legittime. Irrazionali, perché la critica del caso dell’omicidio-scandalo di Meredith Kercher solitamente non ha nulla a che fare con questi individui e l’odio che sentono è l’espressione di irrazionale coinvolgimento emotivo che si basa su impressioni piuttosto che prove oggettive .

Ci sono due motivi per cui ho la briga di riconoscere questi messaggi di odio in particolare. Il primo è perché questi individui sostengono di rappresentare i sentimenti di Perugia nel suo complesso. La seconda è che, mentre il loro disaccordo con la mia dichiarazione di innocenza è implicito, ciò che questi individui scelgono di esprimere in modo esplicito non è un giudizio, ma un sentimento che è irrilevante rispetto al giudizio. Questa purtroppo non è una sorpresa.

Nulla è più atteso che essere odiato perché l’odio riflette la natura del caso di un omicidio-scandalo come quello di Meredith Kercher. Odio, oltre a orgoglio, è una delle poche cose che possono spiegare la persecuzione di parte dell’accusa e la persecuzione di Raffaele e me nonostante una netta mancanza di prove oggettive verso di noi e un’abbondanza di evidenze oggettive a carico di una sola persona: Rudy Guede. Sia che lo credano o no, queste persone di ‘Perugia Vi Odia’, che portano le loro emozioni su cartelli, aiutano me e il mondo a capire quello che è realmente accaduto in questo caso.

Colpevolisti (“guilters”) perdono la loro credibilità, una volta che rivelano che la loro posizione si fonda su emozioni irrazionali, piuttosto che su prove oggettive. Non ci si può aspettare la giustizia da un pensiero contaminato da orgoglio e odio.

So per certo che non tutti a Perugia mi odiano o credono che io sia colpevole. La mia famiglia e io abbiamo ricevuto un enorme sostegno da molti italiani e perugini in forma di messaggi verbali e scritti di simpatia e di solidarietà, assistenza legale e linguistica, generosa ospitalità e amicizia.

Ironia della sorte,’Perugia Vi Odia’ mi ricorda semplicemente una parte di Perugia che non rappresenta la città. Il mio amore si estende a quella Perugia dalla testa pensante, compassionevole e generosa che la mia famiglia e io siamo riusciti a conoscere durante tutta la mia persecuzione e ingiusta prigionia nelle mani di alcune autorità orgogliose e che odiano, sostenute da alcuni individui orgogliosi e che odiano.

Perugia, ti voglio bene”.

 

Fabrizio Messina

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Fabrizio Messina
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