Continuano a calare a dicembre i prestiti alle imprese nell’Eurozona. È quanto si legge nel bollettino mensile della Bce. Se “il tasso di variazione sui dodici mesi dei prestiti alle famiglie si è attestato allo 0,3%, sostanzialmente invariato dall’inizio del 2013”, si legge nel testo, “quello relativo ai prestiti alle società non finanziarie si e’ invece collocato al -2,9%, rispetto al -3,1% di novembre”. “La debole dinamica dei prestiti osservata per le società non finanziarie continua a riflettere, con il consueto scarto temporale, la sua relazione con il ciclo economico e a rispecchiare il rischio di credito e gli aggiustamenti in atto nei bilanci dei settori finanziario e non finanziario”, conclude la Bce.
“Ci si attende un lento recupero del prodotto nell’area dell’euro”, afferma Francoforte, “in particolare, si dovrebbe concretizzare un certo miglioramento della domanda interna, sostenuto dall’orientamento accomodante della politica monetaria, da condizioni di finanziamento più favorevoli e dai progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali”. “Inoltre i redditi reali beneficiano della minore inflazione relativa alla componente energetica”, prosegue il bollettino, “l’attività economica dovrebbe altresì trarre vantaggio da un graduale rafforzamento della domanda di esportazioni dell’area. Al tempo stesso, seppure in fase di stabilizzazione, la disoccupazione resta elevata nell’area dell’euro e i necessari aggiustamenti di bilancio nei settori pubblico e privato continueranno a pesare sul ritmo della ripresa”.
“Un tratto distintivo del rialzo più marcato della disoccupazione giovanile sta nel fatto che, nel caso dei giovani, la crisi ha colpito duramente sia i titolari di contratti a termine sia quanti avevano un contratto a tempo indeterminato, mentre, per il complesso degli occupati, la perdita di posti di lavoro ha generalmente interessato soprattutto i lavoratori con contratto a termine”.
“Infatti, per il totale degli occupati nell’area dell’euro il numero di lavoratori con contratto a tempo determinato è diminuito quasi del 10% tra il 2007 e il 2013, mentre quello dei lavoratori a tempo indeterminato è rimasto sostanzialmente invariato”, si legge nel bollettino, “per contro, nel caso dei giovani, si e’ osservata una netta flessione sia dei rapporti di lavoro regolati da contratto a termine sia di quelli regolati da contratto a tempo indeterminato, diminuiti rispettivamente del 18% e del 22%”.
“L’analisi del tasso di disoccupazione restituisce solo un quadro di parziale delle ripercussioni della crisi sui giovani”, afferma la Bce, “il sistema di istruzione potrebbe infatti celare fenomeni di disoccupazione se, a fronte di prospettive lavorative poco attraenti, i giovani proseguono o riprendono un percorso di studio”. “Nonostante le diverse azioni intraprese a livello europeo a sostegno dell’occupazione giovanile”, conclude Francoforte, “è necessario che le autorità nazionali prendano misure aggiuntive, intensificando in particolare l’attuazione delle riforme strutturali”.
L’Italia è tra i paesi dell’area euro dove è maggiormente peggiorata la disoccupazione giovanile a seguito della crisi, rileva la Bce. “Il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato in maniera particolarmente marcata nei paesi soggetti a tensioni di mercato – si legge – portandosi nel 2013 su valori compresi fra il 50 e il 60 per cento in Grecia e in Spagna e raggiungendo livelli prossimi al 40 per cento in Italia, Portogallo e Cipro e al 30 per cento in Irlanda”.
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