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Letta – Renzi, un’ora di colloquio | Posizioni distanti e si parla già di totoministri

I contendenti sono tre: il ‘sondatore’, e scusate il neologismo non propriamente corretto, l’eterno indeciso e il cacciatore. Senza tirarla troppo per le lunghe sono Giorgio Napolitano – che oltre a Monti nell’estate del 2011 (enorme non-notizia propinataci in questi giorni dalle anticipazioni sul Corriere della Sera del libro di Alan Friedman edito da Rcs, giusto per capire) per preparare il turn over con Silvio Berlusconi ha ripetuto il rito appena due sere fa invitando a cena il segretario del Pd, Matteo Renzi pronto, prontissimo ormai, alla staffetta con Enrico Letta.

L’eterno indeciso è proprio il premier. Paralizzato dall’8 dicembre, data dell’elezione di Renzi alla segreteria nazionale del Pd, il primo ministro italiano ha brillato per attendismo, per scarsa tattica e per poca lucidità. Una mancanza di visione che lo fa essere, più che sembrare, confuso e inefficace. Anche oggi che è il giorno X della presentazione del patto di coalizione (“Un patto convincente che sono convinto che convincerà tutti, anche il Pd” ha detto ieri a Milano in una reiterazione verbale che non ha convinto proprio nessuno, ndr), di Letta non c’è traccia: né un appuntamento in agenda per i giornalisti chiamati a diffondere il suo verbo e nemmeno un’audizione programmata alle Camere. Solo, vociferano i bene informati, qualche messaggino telefonico agli alleati che poco a poco lo stanno scaricando tutti. Intanto, invece, si parla di un incontro con il solito Matteo Renzi che a palazzo Chigi è arrivato in tarda mattinata a  bordo di una Smart blu.

Renzi è il cacciatore: di lui, (dicono i suoi amici ma anche i nemici, sempre più convinti che l’unica strada per garantirsi continuità fino al 2018  sia un suo governo) si sa che è un “predatore: attacca la preda anche se magari non sa cosa farne. Ma intanto la bracca”. Con punte di veleno distillate sapientemente, in poco meno di due mesi, ha paralizzato la preda Letta e l’ha messa all’angolo processandolo o annunciando il processo al suo esecutivo in una direzione Pd anticipata di una settimana, dal 20 febbraio a domani pomeriggio.

Prima però c’è da salvare il salvabile: ovvero la faccia. Napolitano, da Lisbona dove è in missione istituzionale, l’ha mandato a dire a chiare lettere: sono problemi che il Pd deve risolvere. Per una volta ‘lavandosi le mani’ e smettendo di coprire e blindare il suo ormai ex pupillo. Il vertice chiarificatore fra il segretario del Pd e il premier deve servire solo a convincere Letta al passo indietro. Perché Renzi di tornare indietro non ha intenzione.

I sondaggi, in questi giorni, sul tavolo del sindaco di Firenze non sono per nulla rassicuranti: la coalizione di centrodestra – con le regole dell’Italicum che arriva in aula venerdì prossimo – è avvantaggiata rispetto a quella a guida Renzi. E così il sindaco ha pensato bene alla scappatoia: riforme sotto il suo cappello, una maggioranza parlamentare ormai schierata – anche nella minoranza cuperliana-bersaniana – qualche partito minore – Scelta Civica – da premiare per l’appoggio diretto alla staffetta e qualche alleato da convincere, come Sel, che di stare al governo con Ncd di Angelino Alfano, che vedrebbe ridimensionata la sua presenza da cinque a due ministri, sembra non averne voglia. A meno di qualche posto di governo allettante.

Il gioco è fatto per Renzi: perché sa, il sindaco, che Forza Italia di Silvio Berlusconi – con il grimaldello delle riforme istituzionali che prevedono l’abolizione del Senato – sarà pronta ad un appoggio esterno che non gli impedirà le critiche e le sue campagne stampa. Intanto il tempo scorre e sarà un beneficio per tutti: per Berlusconi che spera di risolvere nel tempo che rimane le grane giudiziarie che lo riguardano, per Renzi che conta di beccare sulla sua strada la ripresa di cui parla Letta per farsene vanto personale.

Tutto pronto, quindi. Almeno così sembra. Sembra al punto che qualcuno scommette su un governo Renzi già a fine settimana.

L’incontro tra Renzi e Letta è durato poco più di un’ora, ma ognuno è rimasto sulle sue posizioni. E’ quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi dopo il vertice. In attesa della conferenza stampa che il Primo ministro terrà alle ore 18, già impazza il totoministri. Il sindaco di Firenze nel suo eventuale nuovo esecutivo potrebbe arruolare tante nuove personalità: da Paolo Mieli ad Alessandro Baricco per la Cultura, da Tito Boeri e Andrea Guerra per l’Economia, da Oscar Farinetti per l’Agricoltura a Michele Vietti per la Giustizia.

Intanto il segretario del Pd Matteo Renzi commenta l’incontro con il premier Letta. “Leggo tante ricostruzioni sul Governo. Quello che devo dire, lo dirò domani alle 15 in direzione. In streaming, a viso aperto”.

Infine il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, allontana ogni ipotesi di consultazioni elettorali anticipate: “Non diciamo sciocchezze”, questa la risposta lapidaria a chi gli domandava se il confronto tra Renzi e Letta comporti il rischio di elezioni anticipate. Il capo dello Stato ha anche affermato di “non vedere muri” tra i due leader.

Elena Di Dio

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Elena Di Dio
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