La Dia di Napoli ha eseguito la confisca di beni per il valore di dieci milioni di euro a Raffaele Sarnatoro, imprenditore del settore della raccolta, del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti legato al clan camorristico La Torre.
I beni erano già stati sottoposti a sequestro il 9 maggio 2012. Sono stati sequestrati principalmente immobili tra le città di Napoli, Anacapri e Olbia, un capannone industriale a Secondigliano, il capitale sociale e i beni strumentali di un’azienda con sede ad Anacapri e di un’altra società con sede a Roma, oltre a quote in società , titoli, motociclette ed automobili.
La storia imprenditoriale di Sarnataro inizia negli anni ottanta e grazie all’appoggio dei clan camorristici diventa proprietario di una discarica nel comune di Castel Volturno, aggiudicandosi inoltre un appalto del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti in diversi Comuni del Casertano. La discarica, rilevata insieme ad un socio, Giuseppe Diana, garantisce al Sarnataro un profitto di circa un miliardo e mezzo di lire l’anno, ma ogni mese l’imprenditore versa al clan La Torre 60 milioni di lire. Segno evidente, per gli investigatori, del coinvolgimento dell’imprenditore con gli ambienti del malaffare.
Situazione comunque confermata dallo stesso capo clan dei La Torre, che dopo l’arresto del 2001 confermerà quanto avanzato dagli inquirenti. Sarnataro era già stato arrestato il 28 agosto del 2000 ed una parte dei suoi beni era già stata sottoposta a sequestra nel 2004 per poi essere confiscati nel 2006. I provvedimenti furono però annullati dalla Cassazione nel 2011, in quanto al tempo della confisca non sussisteva nei suoi confronti il requisito di pericolosità.