Il caso marò s’infittisce. La Corte Suprema deciderà “in base al diritto, non preoccupandosi delle conseguenze sul piano delle relazioni internazionali”. L’ennesima doccia fredda che non allenterà la tensione nei rapporti diplomatici tra Italia e India, anche alla luce delle dichiarazioni rilasciate sabato dal ministro degli Esteri Emma Bonino.
Con questo avvertimento il presidente della Corte, B.S Chauhan, ha dato appuntamento a martedì prossimo ad accusa e difesa, che ieri nel corso dell’udienza non sono riusciti a trovare un accordo sull’opportunità di incriminare i due marò italiani in base alla legge anti-pirateria, seppure in una versione soft, cioè senza prevedere la pena di morte ma con una previsione di pena massima di 10 anni.
Lo scrive l’Indian Express dando conto nel dettaglio dell’udienza che si è tenuta ieri dinanzi alla Corte Suprema e al termine della quale il presidente Chauhan ha dato appuntamento alle parti al 18 febbraio.
Considerata l’impossibilita di trovare una soluzione amichevole tra le parti, scrive il quotidiano, sarà dunque la Corte Suprema ad avere la parola finale sul contenzioso. Nel corso della seduta l’avvvocato della difesa Mukul Rohatgi ha ricordato che il Sua Act, la legge anti-pirateria, è stata concepita per i pirati e non per i militari.
Il procuratore generale Vahanvati ha invece sostenuto che il Sua Act va mantenuto nel capo d’accusa, seppure solo con una previsione di pena massima di 10 anni se i due verranno ritenuti colpevoli; e anzi, a questo proposito, quando il giudice gli ha chiesto un chiarimento sul rischio comunque di pena di morte considerato il mantenimento della Sezione 302 del Codice penale, Vahanvati ha ricordato che in realtà questo accadrebbe solo se il reato fosse considerato “tra i piu’ rari dei rari”.
Di fronte dunque all’impossibilità di trovare un accordo tra le parti, il giudice ha deciso che scegliera’ lui e solo in base al diritto: “Se decidiamo in base al merito, non ci preoccuperemo delle conseguenze sulle relazioni internazionali. Decideremo rigorosamente in base alla legge”.
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