Dopo l’omicidio di Antonio Morabito, 41 anni, ucciso ieri all’interno del suo bar da un killer a volto coperto, sta per riunirsi nel Comune di Barrafranca il Comitato per l’ordine e la Sicurezza pubblica. Lo ha deciso il prefetto di Enna, Fernando Guida, che annuncia una serie di misure eccezionali per contrastare il fenomeno in cui sembra essere maturato il delitto: il racket dei video poker.
Secondo alcune indiscrezioni Morabito avrebbe avuto debiti con i gestori delle macchinette per il gioco d’azzardo. Intanto i primi accertamenti balistici hanno stabilito che i tre colpi esplosi contro la vittima, due dei quali andati a segno, sono stati sparati da una pistola calibro 9 e non da una “7,65” come inizialmente ipotizzato dagli investigatori. L’autopsia sarà fissata solo dopo che gli inquirenti rintracceranno i parenti dell’uomo, originario di Messina.
L’uccisione di Morabito, incensurato e descritto come al di fuori degli ambienti criminali, desta preoccupazione a Barrafranca; l’esecuzione del barista è la seconda nel giro di sette mesi. Gli inquirenti oltre ai familiari, agli amici ed ai testimoni oculari dell’agguato, hanno interrogato anche gli avventori abituali del “Bar 2000”; in particolare i giocatori di video poker, installati nel locale. Quella del racket rimane al momento la pista più accreditata dagli inquirenti.
L’uomo era già stato aggredito con 20 coltellate nel 2012, un episodio su cui la magistratura stava ancora indagando. L’unico precedente legato al racket dei video poker è il “delitto dei fidanzati” del 1999, quando Rosario Mauceri, condannato all’ergastolo, assassinò con altri sicari Filippo Musica e la fidanzata Elisa Valenti; l’uomo voleva mettersi in proprio nel commercio dei video poker.
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