Il cerchio attorno a lui si era fatto sempre più stretto. Alla fine i Carabinieri hanno catturato l’ergastolano Domenico Cutrì, mettendo fine all’avventura del detenuto vicino alla ‘ndrangheta, fatto evadere da un commando armato durante il trasporto in tribunale a Gallarate, nel Varesotto.
Cutrì, 32 anni, una condanna in appello all’ergastolo per aver ordinato l’omicidio di un polacco, reo di aver insidiato la sua compagna, è stato trovato dai carabinieri non lontano da Inveruno, piccolo centro nell’alto Milanese dove viveva con la compagna e dove erano stati già stati arrestati tre membri del commando che ha messo su il blitz dello scorso lunedì.
Un blitz segnato da una sanguinosa sparatoria che è costata la vita ad Antonino Cutrì, fratello trentenne dell’evaso. Da quel giorno, i carabinieri, coordinati dal pm Raffaella Zappantini, avevano fatto terra bruciata attorno a Domenico Cutrì, individuando e arrestando i tre “compari”, che avevano allestito anche un covo nel paesino non lontano da Gallarate, catturando un quarto uomo, a Napoli e, in fine, mettendo le manette ai polsi del terzo fratello Cutrì, Daniele, di 23 anni.
Determinante nell’arresto del presunto boss in fuga, l’arresto avvenuto ieri della compagna di Antonino Cutrì, che avrebbe dato supporto logistico al commando.
Insieme all’ergastolano, i carabinieri hanno tratto in arresto Luca Greco, un pregiudicato trentacinquenne che aveva partecipato alla liberazione di Cutrì. I due si trovavano in un appartamento all’interno di una palazzina in ristrutturazione di proprietà di un imprenditore, Franco Cafà, 35 anni, incarcerato ieri con l’accusa di favoreggiamento.
Al momento dell’incursione dei Carabinieri Cutrì stava dormendo e non ha avuto modo di utilizzre la pistola 375 Magnum, carica, con colpo in canna, trovata nell’appartamento insieme ad alcune dosi di Marijuana.
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