I carabinieri del Comando provinciale di Crotone, nel corso di un blitz notturno, hanno arrestato il latitante Silvio Farao, 66 anni, ritenuto il capo dell’omonima famiglia di Cirò, nel Crotonese. Latitante dal 2008, quando evase dai domiciliari, il suo nome era inserito nell’elenco dei ricercati più pericolosi d’Italia.
Il boss Farao, che deve scontare una condanna all’ergastolo che gli era stata inflitta in primo grado e confermata in secondo per l’omicidio nel 1990 di Mario Mirabile, è stato individuato e arrestato in una villetta di campagna a Cariati, comune della provincia di Cosenza al confine con quella di Crotone. Per lo stesso omicidio fu condannato a 30 anni anche Cataldo Marincola, altro capo cosca della famiglia alleata con i Farao.
Nel 2007 il boss era fuggito una prima volta per essere arrestato il 4 novembre 2008. All’epoca furono disposti nuovamente i domiciliari, in quanto gli veniva contestata solo la violazione degli obblighi della sorveglianza speciale in attesa della definizione del processo per omicidio. Poi la nuova fuga e oggi l’arresto.
Il boss di Cirò catturato la notte scorsa dai carabinieri, occupava l’appartamento al piano terra di una palazzina nella quale, al piano superiore, abita una coppia di coniugi, ora arrestati per favoreggiamento, e i loro due bambini. La palazzina si trova in località Vascellero di Cariati, una zona di fitta campagna con strade prive di segnaletica. Lo ha spiegato il colonnello Francesco Iacono, comandante provinciale dell’Arma, nel corso di una conferenza stampa alla quale era presente anche il comandante del Reparto operativo maggiore Domenico Menna.
I militari hanno tenuto sotto osservazione tutti i movimenti della famiglia del latitante; un’attività tutt’altro che facile in quanto chi andava a trovarlo sapeva come muoversi con circospezione, usando sempre autovetture diverse e delle quali si è perso il conto. Nel corso delle indagini, che si sono avvalse anche di intercettazioni ambientali e telefoniche, i carabinieri sono venuti a conoscenza anche dei gusti del boss, al quale piace molto un amaro contenuto in bottiglie mignon. Proprio grazie a questa passione del latitante, i militari dell’Arma hanno avuto conferma che Silvio Farao si trovava proprio in quella zona.
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