Monta la protesta in Bosnia Erzegovina dove da giorni migliaia di manifestanti sono scesi in piazza da giorni. Ma la violenza adesso è salita di tono. A Tuzla, nel nord del Paese, sono state centinaia le persone che sono entrare nell’edificio governativo per darlo alle fiamme. Negli scontri successivi all’incendio sono rimaste ferite oltre novanta persone.
Mentre a Sarajevo la polizia ha usato proiettili di gomma e granata stordenti per disperdere la folla, ma sono oltre ottanta i feriti durante gli scontri. In totale in tutto il Paese sono stati oltre duecento i manifestanti rimasti feriti. I manifestanti hanno rifiutato l’incontro con il presidente del governo regionale Sead Causevic, di cui chiedono le immediate dimissioni. Ma anche le dimissioni di Nermin Niksic, primo ministro della Federazione, sono tra le più forti richieste dei manifestanti.
La protesta ha assunto anche, come tipico degli ultimi anni, il carattere 2.0. Infatti, negli ultimi giorni è esplosa su Twitter la protesta supportata dall’hashtag #bosniaspring.
La protesta è partita da Tuzla, dove diecimila operai sono scesi in piazza dopo la perdita del posto di lavoro a causa della bancarotta di moltissime aziende del Paese. La protesta ha preso poi piedi in tutta la Bosnia, dove il tasso di disoccupazione ha raggiunto il traguardo record del 40 per cento.
Anche Sarajevo è caduta nel caos tra incendi e scontri dove la polizia ha lanciato lacrimogeni per contenere i cortei di protesta. Ma non sono solo Sarejevo e Tuzla ad essere toccate dalla protesta, sono infatti oltre 20 le città dove si stanno verificando scontri violenti tra manifestanti e forze dell’ordine.