Una cerimonia sobria, ordinata e soprattutto senza la scia polemica che ci si aspettava. Si sono aperti così i XXII giochi olimpici invernali di Sochi. Una bambina che legge un abecedario, le lettere dell’alfabeto cirillico che scorrono in un video che ricorda i più grandi personaggi russi, da Tolstoy a Checov, da Gagarin a Dostowvski e una coreografia di luci, semplice, ma d’effetto, a sottolineare l’inno russo, cantato da un coro maschile.
C’era Putin, visibilmente commosso, suo il posto d’onore accanto al presidente del comitato olimpico, Thomas Bach. Non c’erano i tanti leader che hanno negato la propria presenza in territorio russo, parte per rimostranza contro le leggi del governo locale, parte per problemi di sicurezza. C’era Enrico Letta, pronto ad accogliere la delegazione italiana, che ha sfilato per trentaduesima, con in testa il portabandiera Armin Zoeggeler e il capo missione Carlo Mornati.
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Unico fuori programma, all’accensione dei cinque cerchi olimpici in versione pirotecnica, il quinto cerchio non si è aperto. La Germania ha sfilato con una casacca dai colori arcobaleno. Ultimo a sfilare lo squadrone russo, pronto a far incetta di medaglie, che è entrato nello stadio accompagnato da una canzone delle Tatu il cui testo recita “non ci raggiungerete”.
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