Due anni e otto mesi. È la prima condanna per l’inchiesta Ciapi, col rito abbreviato, per Domenico Di Carlo, ex dirigente del Pid, accusato di corruzione, turbativa d’asta e violazione delle regole sul finanziamento dei partiti. Dopo il patteggiamento dell’ex assessore Sparma, condannato a un anno e sei mesi, si tratta della prima sentenza.
Secondo l’accusa, l’ente di formazione Ciapi, faceva parte del cosiddetto “sistema Giacchetto”, una macchina mangia-soldi che serviva a finanziare il sistema di affari e corruzione dell’ex manager della comunicazione.
Di Carlo, 62 anni, responsabile, per conto del Consorzio Asi di Palermo, del progetto formativo “Inla Sicilia”, era stato anche responsabile amministrativo e legale del Pid, e in questa veste, deve rispondere di finanziamento illecito ai partiti. Dimostrata la tesi dell’accusa secondo cui Di Carlo ricevette 30 mila euro per agevolare l’aggiudicazione alla Media Center & Management di Giacchetto della gara diretta a propagandare l’Inla.
L’ex dirigente, arrestato insieme ad altre 17 persone, ha preferito il rito abbreviato, ma si è detto estraneo alla accuse. Ma il Gup Guglielemo Nicastro lo ha ritenuto responsabile di tutti e tre i reati. Di Carlo farà ricorso in appello, mentre dovrà risarcire le parti civili, compresa la Regione.
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