Pur essendo facoltativo per legge, sono già 41 su 90 tra nuovi e veterani, i deputati dell’ Assemblea siciliana che dal primo gennaio, con l’entrata in vigore della legge sulla spending review, hanno chiesto all’ amministrazione del Parlamento la liquidazione del Tfr per poco più di un anno di legislatura; la legge, che ha “modificato” il rapporto contrattuale tra Parlamento e deputati, stabilisce un tempo massimo di sei mesi per la richiesta, scaduti i quali il Tfr rimane nel fondo con i pagamenti previsti a fine mandato, nel 2017.
La norma riduce all’1 per cento circa la quota a carico del singolo deputato da versare al fondo calcolato sulla parte lorda dell’indennità (un ulteriore 7% circa è a carico dell’Assemblea) a fronte del 6,70 per cento di quanto versava in passato e su un imponibile maggiore. La Ragioneria di Palazzo dei Normanni sta facendo i conti e ancora non c’è una stima precisa dell’ ammontare da liquidare al momento: per un deputato, con una legislatura alle spalle e senza avere percepito anticipazioni, si calcola una cifra intorno a 40 mila euro.
Dalla busta paga di gennaio, la prima coi parametri della legge sulla spending review con l’indennità in linea a quella stabilita dal decreto Monti (11.100 euro lordi al mese), emerge che (il taglio al netto per) i deputati si ritrovano circa 800 euro in meno e non 4.000, con la retribuzione che rimane sopra gli 8mila euro netti al mese. Ciò per effetto della decisione del Consiglio di Presidenza che ha fissato a 6.600 euro la quota tassabile di indennità, e ha aumentato a 4.500 euro la diaria non tassabile; di conseguenza alcuni deputati si ritrovano con una aliquota fiscale più bassa, che riduce il gettito Irpef destinato al Fisco e dunque anche alla Regione.
“In ordine ad alcune notizie stampa, l’amministrazione dell’Assemblea regionale siciliana precisa che una parte dei deputati regionali sta semplicemente cominciando a esercitare l’ovvio diritto, espressamente previsto dalla legge, di avere restituito quanto versato per una finalità ora venuta meno (cosiddetto assegno di solidarietà). L’ammontare della restituzione corrisponderà esattamente a quanto versato nei precedenti mesi”. E’ quanto si legge in una nota dell’ufficio stampa della Presidenza dell’Assemblea siciliana. “Si chiarisce poi – prosegue la nota – che, in forza del recepimento del decreto Monti, con la busta paga di gennaio sono venute a mancare una serie di voci e altre ridimensionate, pertanto la maggior parte delle buste paga dei deputati è ora di 8.250 euro nette per dodici mensilità”.