No alla pena di morte per i due Marò italiani. Il ministero dell’Interno indiano ha comunicato alla Procura generale il proprio accordo a che nel caso dell’incidente che coinvolge i due fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non sia invocata la pena di morte. Lo annuncia l’agenzia di stampa statale Pti.
Non si tratta però soltanto di buone notizie per i due italiani prigionieri a Nuova Delhi perché il ministero ha espresso tuttavia l’opinione che nei confronti dei due sia utilizzata comunque la legge per la repressione della pirateria (Sua Act), che nella sua formulazione automaticamente la prevede.
Una questione che, a questo punto, dovrà essere risolta dal procuratore generale indiano Golam E. Vahanvati, che appunto avrebbe suggerito, nel corso di una riunione a porte chiuse con i rappresentanti dei governi Giustizia, Interno ed Esteri. E anche in tempi non troppo lunghi in quanto entrambi i paesi ormai spingono affinchè si arrivi al più presto a una risoluzione della vicenda. Del resto, due giorni fa la Corte Suprema ha impartito al Governo indiano il termine massimo del 10 febbraio per presentare finalmente i capi d’imputazione a carico di Girone e Latorre, che l’Italia ha nel frattempo chiesto siano autorizzati a rientrare in patria.
Conciso il monito del ministro della Difesa, Mario Mauro, davanti alle commissioni Difesa di Camera e Senato, riunite a Palazzo Madama: “È mia premura sottolineare che la partecipazione italiana alle future missioni anti pirateria della Nato e dell’Ue è legata intrinsecamente alla positiva risoluzione della vicenda dei nostri due fucilieri di Marina, che dovrà concludersi necessariamente con il loro rientro a casa con onore”.