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“Un boss in incognito” il racconto di un’Italia che piace e commuove

Ieri sera è andata in onda su Rai 2 la seconda puntata di “Un boss in incognito”. Di solito i format che la tv italiana esporta si trasformano in imitazioni sbiadite del modello americano, dove i protagonisti non sono quasi mai convincenti davanti l’occhio della telecamera e la sensazione è quella di vedere sempre un prodotto di seconda scelta.

Questa volta no. Il programma è più che azzeccato e racconta della storia di un’Italia che piace.

Protagonista della puntata di ieri è stato Giovanni Battista Pizzimbone, proprietario e presidente del consiglio di amministrazione di un importante gruppo privato italiano per i servizi di raccolta, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti che fattura 200 milioni di euro l’anno.

Come da copione ha lasciato casa e affetti e per una settimana ha lavorato insieme ai suoi dipendenti, raccogliendo l’umido, poi la plastica porta a porta, occupandosi dello smaltimento di materiali elettronici, scoprendo quello che funziona e quello che non va ai livelli più bassi, senza giacca e cravatta.

È chiaro che la scelta dei personaggi è studiata dagli autori del programma ma non pesa. Le storie che raccontano sono storie vere, le lacrime sono sincere: pezzi di vita di chi ogni giorno lavora per far crescere nel modo migliore i propri figli, per sostentare la famiglia, e di chi si impegna per davvero nel lavoro.

Al termine della settimana, il boss convoca nella sede centrale dell’azienda tutti i lavoratori con cui è entrato in contatto e, dopo aver svelato la sua vera identità, solitamente li premia per il loro impegno. Il momento più atteso del programma che svela i protagonisti nella loro semplice umiltà che lascia quasi disarmati.

Come Walter che è felice quando la gente si complimenta per come sono pulite le strade e si emoziona più per una pergamena con cui viene eletto migliore dipendente che per la crociera. O come Marco, vedovo, che quando riceve i regali per i suoi quattro figli si pone il problema di come potranno ringraziare il boss. E quando riceve l’aumento di stipendio, pensa che forse non è giusto nei confronti dei suoi colleghi.

Insomma, guardando “Un boss in incognito” si riscopre quell’Italia che piace, che si impegna, che lotta contro la crisi e non si lascia alle spalle la solidarietà, l’umiltà, e i valori. Un’Italia che molto spesso si dimentica, ma che dovrebbe essere sempre messa al primo posto.

Azzurra Sichera

Chi mi conosce ha smesso di comprarmi pigiami e mi regala libri; detesto avere gli occhiali sempre sporchi; soffro di dipendenza da carboidrati; amo e odio la mia città, Palermo, così come non sopporto gli stereotipi sulla Sicilia e i siciliani; la prima cosa che faccio quando inizio un libro è leggere i ringraziamenti; amo le tazze e colleziono "L'apologia di Socrate" di Platone in tutte le lingue.

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Azzurra Sichera
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