Maxi operazione a Roma anti-camorra. La polizia ha arrestato 29 persone. Sono accusate di associazione di stampo camorristico, truffa ed estorsione aggravata in favore del clan che fa capo alla famiglia “Zazo”. Zazo, secondo quanto risulta, riusciva ad impartire ordine all’esterno del supercarcere di Tomezzo, località in provincia di Udine, grazie alla complicità di una infermiera che lavorava nel penitenziario.
La donna, Nadia De Crignis, 59 anni, è tra i destinatari delle 28 misure di custodia cautelare. Zazo nel penitenziario aveva addirittura schede telefoniche e telefoni cellulari grazie ai quali si metteva in contatto con i suoi familiari e in particolare con il figlio Stefano, reggente del clan e anche lui arrestato. Nell’indagine sono coinvolti anche un funzionario dell’agenzia delle entrate e un commercialista, che svolgevano un ruolo attivo nell’organizzazione grazie alla complicità un traffico illecito di autovetture dalla Germania.
Gli arresti sono stati eseguiti dal personale del centro operativo della Dia di Roma e dalla squadra Mobile della Questura di Roma, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Napoli. Tra gli arrestati in 21 sono finiti in carcere e altri 8 invece agli arresti domiciliari.
I proventi delle attività illecite, avrebbero consentito al clan di acquistare numerosi immobili a Roma, Gorizia, Genova e Caserta e posto in essere società nel settore alberghiero, edilizio, della ristorazione, commercio autovetture, gestione patrimoniale e finanziaria, gioco e scommesse, scuderie di cavalli da corsa. Sequestrati beni per un valore complessivo di circa 400 milioni di euro.
Le investigazioni del Centro Operativo della DIA di Roma si sono incentrate soprattutto sulla figura di Ciro Smiraglia, nipote del defunto Michele Zaza e referente per le attività “economiche” del clan sulla capitale e i suoi stretti congiunti (il padre, un fratello e le sue due sorelle) e hanno consentito di eseguire 16 dei citati provvedimenti cautelari nei confronti di soggetti appartenenti al gruppo “Smiraglia”, oltre ad aggredire significativamente il patrimonio del sodalizio napoletano.
I sequestri operati dalla Direzione Investigativa Antimafia ammontano, infatti, a circa 400 milioni di euro, in beni mobili e immobili, gran parte dei quali nell’area della Capitale. Di seguito tutti i dettagli.
Sono stati sequestrati 41 fabbricati, 18 tra villini, negozi e appartamenti, 5 terreni e 4 alberghi, tra cui:
- il Bellambriana, una grande struttura turistico-ricettiva in zona Aurelia, a 4 stelle su sei piani, con oltre 90 camere e suite, 5 sale meeting, un grande garage privato, due ristoranti (TerraMia e Posillipo), uno interno ed uno esterno a bordo piscina, e una spa attrezzata;
- l’Abitart in zona Piramide, albergo di design a 4 stelle, su 5 piani con 65 camere e l’annesso elegante e lussuoso ristorante-lounge bar Estrobar;
- il G Hotel e il Joy Hotel, due strutture alberghiere sulla Pontina all’altezza di Pomezia, il primo a 4 stelle con 56 camere, ristorante, sale meeting, il secondo a 2 stelle con 21 camere.
Posto sotto sequestro anche un locale notturno in pieno centro storico, il Moods in corso Vittorio Emanuele, uno spazio multifunzione con design a 5 stelle, cocktail bar e discoteca; e 20 società, tutte con sede legale a Roma e provincia, operanti nei settori immobiliare ed edilizio, alberghiero e ristorazione, commercio di autovetture, gestione patrimoniale e finanziaria, gioco e scommesse, gestione scuderie cavalli da corsa.
Tra gli altri beni sequestrati dal personale della DIA, su disposizione dell’AG napoletana, oltre al villaggio turistico sulla collina di Cogoleto (GE) (denominato Villa Beuca, con oltre venti ville a ridosso della costa ligure) anche: 18 cavalli da corsa tra i quali figurano alcuni discendenti del notissimo purosangue “Varenne”; numerose autovetture ed uno yacht di 23 metri ormeggiato a Porto Santo Stefano; svariate decine di rapporti bancari.
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