Catania è in fermento per la festa di Sant’Agata, la patrona della città celebrata dai catanesi e dai devoti di tutto il mondo dal 3 al 5 febbraio. La storia di Agata è dolorosa e antichissima: nata a Catania nel 235 d.C., ma di origini incerte (alcuni studiosi pensano sia di origini palermitane), esponente di una famiglia nobile, Agata si consacrò giovanissima (si pensa a 15 o a 21 anni) a Dio, diventando diaconessa.
Agata istruiva i nuovi adepti alla fede cristiana e preparava i giovani ai sacramenti del battesimo, della prima comunione e della cresima. Tra il 250 e il 251 d.C. a Catania arrivò il proconsole Quinziano per far rispettare l’editto con cui l’imperatore Decio chiedeva a tutti i cristiani di abiurare pubblicamente la propria fede.
La tradizione vuole che Quinziano si invaghì di Agata e le ordinò di rinnegare la sua fede: il rifiuto deciso della giovane la portò in un vortice di violenza, prima con il tentativo di distruggere i suoi principi morali trascinandola in ritrovi dionisiaci e orge poi con la violenza fisica.
Quinziano avviò un processo contro Agata: in pochissimo tempo, la giovane finì in carcere dove tentarono ulteriormente di piegare la ragazza. Dopo essere stata fustigata, fu sottoposta a un violentissimo gesto: le furono strappati i capezzoli con delle tenaglie (nella foto l’opera di Sebastiano del Piombo). Ancora, Agata fu costretta a camminare sui carboni ardenti. Alla fine, morì il 5 febbraio 251, diventando così la martire di Catania.
LEGGI ANCHE: