Due studi condotti dall’Università di Washington e dal Centro di ecologia funzionale ed evolutiva di Montpellier, entrambi pubblicati su Plos One, evidenziano le difficoltà di sopravvivenza dei pinguini in due aree diverse del globo.
Gli scienziati dell’ateneo di Washington, dopo aver monitorato per 27 anni le 200 mila coppie di pinguini di Magellano che si ritrovano ogni anno, da settembre a febbraio, a Punta Tombo, in Argentina, hanno notato come un numero compreso tra Il 7% e il 50% dei cuccioli nati non sopravviva a causa dei cambiamenti climatici.
Non essendo dotati di piume impermeabili, che si sviluppano in età adulta, i piccoli non riesco a resistere alle abbondanti piogge e, parallelamente, non possono gettarsi in acqua per cercare refrigerio durante le ondate di calore, nonostante gli sforzi dei genitori.
Il secondo studio, condotto dagli scienziati di Montpellier, si è basato sull’osservazione dei pinguini di Adelia a Ross Island in Antartide: dopo 7 anni di ricerca, hanno assistito al distacco di iceberg giganti e, sfruttando questo avvenimento, hanno studiato la reazione dei pinguini, i quali, se le alterazioni della banchisa avvengono in condizioni normali come l’estate, sono in grado di reagire e adattarsi di conseguenza, se invece si tratta di un evento straordinario, tendono a non riuscire a procacciarsi il cibo.
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