Le solennità in onore di Sant’Agata rappresentano per migliaia di fedeli l’occasione per riscoprire e ritrovare la propria devozione e spiritualità attraverso la contemplazione del percorso di vita che ha condotto la giovane patrona alla beatitudine della santità. Ma l’entusiasmo e l’emotività contagiosa della folla di devoti, pur nella sua centralità, non esaurisce le peculiarità di una festività, che attira a Catania nei primi giorni del mese di febbraio curiosi e turisti provenienti da altre regioni italiane, ma anche dall’estero.
Agli aspetti strettamente religiosi e cerimoniali, infatti, si sono affiancati e consolidati nel corso degli anni usanze e tradizioni, che appaiono, ormai, nella visione dei catanesi elementi imprescindibili della tre giorni di celebrazioni agatine.
A partire dai prodotti culinari, quei dolci dalla denominazione legata a vicende storico – leggendarie relative alla vita della Santa, che garantiscono un’opportuna ristorazione ai partecipanti alla festa, contribuendo a deliziarne il palato. È il caso dei “Cassateddi o Minnuzzi di Sant’Agata”, il cui nome richiama le mammelle delle quali la giovane fu privata durante il martirio.
Si tratta di piccole cassate, aventi forma circolare, realizzate con pan di spagna, ricotta, cioccolato e canditi, ricoperte da glassa bianca con una ciliegia al centro. Altri dolci tipici sono le “Olivuzze”, fatte di pasta reale a forma di olive, colorate di verde e rivestite di zucchero, chiamate così in base alla leggenda secondo la quale Agata, inseguita dai soldati inviati dal console Quinziano, fermatasi per allacciarsi un calzare nelle vicinanze del palazzo pretorio, vide sorgere un ulivo che le consentì di nascondersi e di cibarsi dei suoi frutti.
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