La sera della strage di Ustica, sulla zona volavano solo aerei ‘amici’, degli alleati Nato, e nessun aereo ‘nemico’: lo dice in una intervista a Repubblica il maresciallo dell’Aeronautica Mario Sardu, ora in pensione, in servizio al momento del disastro in cui morirono, il 27 giugno del 1980, 77 passeggeri e 4 membri dell’equipaggio di un Dc9 dell’Itavia.
Nella prima intervista rilasciata a 33 anni dalla strage, Sardu sostiene che che non vi fu alcuna esercitazione simulata, anche se i radaristi interrogati al processo avevano detto ai giudici il contrario, ed esclude l’ipotesi, tra le tante ancora in piedi, che ad abbattere il Dc9 possa essere stato un aereo nemico.
Su quali aerei fossero in volo in quel momento sull’area, Sardu precisa: “Come dissi all’epoca, un caccia, un aereo militare, è piccolo, a differenza di un aereo civile”; “se sono friendly, volo basso e non accendo i codici, non vengo visto dal radar. E poi, non sono solo i caccia a lanciare i missili, ma anche le navi…quindi non dirò che non c’erano altri velivoli. C’erano eccome, ma erano tutti ‘friendly'”. I radar erano accesi, ribadisce Sardu, e i voli non autorizzati “li tenevamo d’occhio, mentre gli aerei amici non li guardavamo neanche”.
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