Delitto Kercher, Sollecito fermato al confine | “Ho fatto un giro in Austria”

di Azzurra Sichera

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Delitto Kercher, Sollecito fermato al confine | “Ho fatto un giro in Austria”

| venerdì 31 Gennaio 2014 - 10:57

Stamattina gli agenti della squadra mobile di Firenze, in collaborazione con quella di Udine hanno notificato la misura cautelare del divieto di espatrio, ritirando il passaporto a Raffaele Sollecito. Il ragazzo, condannato ieri a 25 anni di carcere per l’omicidio di Meredith Kercher, aveva lasciato il tribunale prima della lettura di Firenze e aveva raggiunto un paese tra Udine e Tarvisio, a pochi chilometri dalla frontiera con l’Austria e la Slovenia.

Raffaele si trovava all’hotel Carnia di Venzone (Udine), in compagnia della fidanzata ,Greta Menegaldo, un hostess di 32 anni, residente a Oderzo (Treviso). “Ho fatto un giro in Austria. Poi sono rientrato in Italia dove mi sono fermato lì a riposare”. Lo ha ribadito Raffaele Sollecito agli agenti della Squadra Mobile. Sollecito era stato raggiunto all’alba dagli agenti della squadra mobile di Firenze e di Udine in un albergo di Venzone (Udine) a una sessantina di chilometri dal confine con l’Austria e a una quarantina dal confine con la Slovenia.

I due, secondo quanto è emerso, sarebbero arrivati a Venzone con l’auto intestata alla ditta del padre della giovane. Sollecito e la compagna avrebbero poi raggiunto l’albergo verso l’una di notte dopo essersi recati in Austria.

“Per noi Sollecito è un cittadino libero. Nei suoi confronti al momento non c’è alcun provvedimento”. Lo ha detto il questore di Udine Antonio Tozzi che ha confermato la presenza del giovane negli uffici della Squadra mobile con il dirigente Massimiliano Ortolan. “I suoi documenti sono risultati del tutto regolari. Tra un paio d’ore lascerà la questura di Udine a meno che il Tribunale di Firenze non gli notifichi una misura restrittiva. Ma da parte nostra non ci sono impedimenti”.

“Stiamo solo attendendo da Firenze – ha aggiunto il questore Tozzi – il provvedimento che limita al giovane la circolazione solamente in Italia e quindi glielo notificheremo”.

Sulla vicenda è intervenuto pure Luca Maori, uno dei legali di Raffaele Sollecito: “Smentisco nella maniera più assoluta che Sollecito stesse scappando. Sollecito – ha aggiunto Maori – ha raggiunto la sua fidanzata e ha passato la notte con lei senza alcuna intenzione illecita”. Secondo l’avvocato, il giovane è andato spontaneamente in questura a Udine dopo essere stato cercato dalla polizia.

Per il collegio fiorentino Sollecito “pur non sottraendosi alla partecipazione al giudizio ha evidenziato la disponibilità di supporti logistici in Paesi con cui l’Italia non è legata da rapporti di assistenza giudiziaria”.  Per Sollecito, quindi, i giudici considerano “concreto e attuale” il pericolo di fuga. Il giovane non potrà quindi uscire dall’Italia “senza autorizzazione del giudice” di Firenze.

Raffaele Solletico dopo aver ascoltato la sentenza di condanna dalla Tv era apparso “annichilito”. A riferirlo era stato l’avvocato Luca Maori, uno dei suo difensori, il quale aveva riferito che il giovane “è rimasto senza parole”.

Intanto questa mattina Lyle e Stephanie Kercher, fratello e sorella di Meredith hanno incontrato i giornalisti. “Questi sette anni sono stati difficili e dolorosi”. Così hanno commentato la sentenza di condanna di Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

E sul fermo di Sollecito alla frontiera hanno dichiarato: “C’è poco da dire, è stato fermato dalla polizia, non è scappato”.

Nella sentenza di ieri dell’appello bis per l’omicidio di Perugia, Amanda è stata condannata a 28 anni e 6 mesi. La ragazza non si rassegna all’idea di una possibile estradizione in Italia, qualora la sua condanna venisse confermata in Cassazione. Un giudizio di colpevolezza sarebbe “una catastrofe”, ha dichiarato la 26enne americana in una serie di interviste registrate prima della condanna a 28 anni pronunciata dalla Corte d’assise d’appello di Firenze. Amanda ha chiesto al governo americano di opporsi a un’eventuale domanda di estradizione: “Di certo non tornerei in Italia volontariamente”, ha avvertito, “dovranno prendermi mentre urlo e scalco e gettarmi in una prigione in cui non merito di stare, mi batterò per la mia innocenza”.

La Corte d’Assise d’Appello di Firenze ha cancellato dunque l’assoluzione del secondo grado, e per Amanda Knox ha deciso una condanna ancora più pesante del primo grado. Ma questo lunghissimo processo, più volte definito “mediatico” non è ancora finito. Si andrà nuovamente in Cassazione per valutare questo appello bis.

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