Potrebbe configurarsi una vera e propria ipotesi di reato nei confronti del Movimento 5 Stelle alla Camera dei deputati che da ieri sta bloccando i lavori parlamentari. Un reato che, sulla carta, è punito con una pena che arriva a 5 anni di reclusione.
Il reato è quello previsto dall’articolo 289 del Codice penale: “Attentato contro organi costituzionali e contro le assemblee regionali. E recita: “È punito con la reclusione da uno a cinque anni, qualora non si tratti di un più grave delitto, chiunque commette atti violenti diretti ad impedire in tutto o in parte, anche temporaneamente”, non solo al presidente della Repubblica o al Governo l’esercizio delle prerogative attribuite per legge, ma anche – e sarebbe questa l’ipotesi del caso – a impedire “alle assemblee legislative o ad una di queste o alla Corte Costituzionale o alle assemblee regionali l’esercizio delle loro funzioni”.
La voce si è sparsa anche a Montecitorio dove i presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, Francesco Paolo Sisto e Donatella Ferranti, hanno dovuto scrivere, si apprende, una lettera all’Ufficio di presidenza della Camera, per riferire sui tafferugli accaduti. L’organo di Montecitorio ha stabilito di avviare un’istruttoria sulla bagarre scoppiata in Aula e nelle commissioni.
Il Movimento 5 Stelle, intanto, ha presentato in entrambi i rami del Parlamento una richiesta di impeachment per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
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