Beni dal valore di oltre 20 milioni di euro sono stati sequestrati Antonino Ciresi, originario di Monreale di 61 anni, già condannato in via definitiva nel 1998 dalla Corte di Appello di Palermo per associazione di stampo mafioso finalizzata all’estorsione e nuovamente tratto in arresto nel febbraio 2013 per una nuova tentata estorsione ai danni dello chef Natale Giunta, unita a plurime minacce, perpetrata con altri soggetti ed aggravata dal metodo mafioso, ai danni del titolare di un’attività di ristorazione della città.
Le indagini economico–patrimoniali sono state svolte dal Nucleo di polizia tributaria e dal Reparto Operativo dei Carabinieri, coordinati della locale Procura della Repubblica.
Ciresi era rimasto coinvolto anche nella operazione “Alexander” dei carabinieri, del luglio 2013, per avere preso parte alle attività illecite del mandamento di “Porta Nuova” e per avere gestito il settore delle estorsioni per la famiglia mafiosa di “Borgo Vecchio”, dipendente dal mandamento. Durante quelle indagini l’uomo era stato indagato per il reato di attribuzione fittizia di beni con la finalità di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione, per avere intestato a terze persone la titolarità delle quote di una grossa società, operante in Palermo e provincia nell’allevamento, macellazione e commercio all’ingrosso di carni, continuando a gestirne gli affari e le dinamiche, anche dal carcere.
Le indagini hanno ricostruito il patrimonio che poteva essere riconducibile a Antonino Ciresi, ritenendo le sue disponibilità economiche e aziendali ingiustificate rispetto agli ufficiali flussi finanziari reddituali, in quanto gli ingenti investimenti economici operati nel tempo, rivolti soprattutto al conferimento di quote nell’attività commerciale, non risultano essere stati finanziati con redditi fiscalmente dichiarati dal suo nucleo familiare. Gli approfondimenti documentali eseguiti hanno poi consentito di accertare il passaggio di quote della società di macellazione e commercio carni, dai figli del soggetto ad altri persone, poi risultate essere meri prestanome.
Nello specifico sono stati sequestrati: